Il caso

Noi stiamo con Mirko: quando la giustizia fai da te diventa cyberbullismo

Non possiamo stare dalla parte dello 'sceriffo' che dà schiaffi ad un uomo nudo e che lo condanna senza diritto di replica al pubblico ludibrio

mirko 2

Genova. Oramai è sui cellulari di tutti, avendo in poche ore fatto il giro delle chat, diventando immediatamente il tormentone del momento con l’inevitabile valanga di meme e rivisitazioni sul tema. Parliamo del video circolato sulle app di messaggistica che riprende la “scoperta”, filmata in prima persona, dell’intrusione su una barca ormeggiata al Porto Antico di Genova da parte di alcune persone: un festino notturno finito male, con tanto di intervento della guardia di finanza.

Il video, anzi i due video, sono rimbalzati su centinaia di chat, accompagnati da foto e vocali registrati dall’autore e un suo conoscente, in cui viene commentata la vicenda. Su tutto però rimane impressa l’immagine sua, che, sorpreso letteralmente in mutande, davanti all’incalzare della situazione, si presenta: “Sono Mirko“. Due semplici parole che, unite al contesto e all’immagine ‘della resa’ difronte all’evidenza, sono diventate, immediatamente tormentone e ‘generatore automatico di meme’.

La vicenda, stando a questo “materiale” è facile da ricostruire: Mirko sarebbe stato invitato insieme ad una ragazza a trascorrere la notte in una barca da una persona, una persona, non il legittimo proprietario, che pare avesse la disponibilità o comunque l’accesso all’imbarcazione ormeggiata in porto. La nottata diventa una festa, rumorosa quanto basta da mettere in allarme un vicino di barca, che, sapendo il proprietario in vacanza, si allarma e lo contatta per avvisarlo. Il proprietario, fuori Genova, allora contatta a sua volta un suo fidato per verificare. La mattina dopo scatta il ‘blitz’: il ‘controllore’ irrompe sulla barca, sorprende Mirko praticamente nudo, insieme alla ragazza, ancora addormentata in un letto. Tutto ovviamente a favore di telecamera. La scena prosegue con un diverbio, in cui il controllore forza Mirko ad uscire, mentre Mirko chiede di potersi vestire per allontanarsi. Segue foto che ritrae i due ‘ospiti’ mentre vengono identificati da due agenti della Guardia di Finanza. Il tutto, senza filtri, finisce in rete, diventando di dominio pubblico.

In realtà quello che il video fa vedere, togliendosi gli occhiali del ridanciano voyeurismo 2.0, è ben altro: il ‘controllore’ infatti, durante il diverbio, si pone in maniera molto aggressiva nei confronti di Mirko, che in mutande non oppone alcun tipo di resistenza e chiede, con tanto di ‘mani in alto’ solo di poter vestirsi e uscire: ma per ribadire il concetto volano anche due schiaffi, ripresi a video e citati anche nei vocali. Uno di questi fa letteralmente sedere Mirko.

Ma il peggio arriva dopo, quando appunto il video inizia a circolare sulla rete, con tanto di commenti non proprio da galateo e battute sulla forma fisica di Mirko. E poi la sua immagine, quella del suo corpo e quello dall’amica che dorme con tanto di natiche in primo piano, che vengono immediatamente diffuse e vezzeggiate da migliaia di persone.

Cyberbullismo, bodyshaming, violazione della privacy, diffamazione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, violenza privata. Chiamiamola come vogliamo, ma ancora una volta la giustizia fai da te rischia di creare più danno che altro, e un semplice fatto di cronaca, una bravata sì perseguibile ma comunque che non ha recato danni a persone, diventa una pubblica gogna, una esecuzione sulla piazza incontrollabile della rete. Ed è per questo che non pubblichiamo il video e le immagini della “scena del delitto”: non possiamo stare dalla parte dello ‘sceriffo’ che dà schiaffi ad un uomo nudo e che lo condanna senza diritto di replica al pubblico ludibrio. Ed è per questo che noi stiamo con Mirko.

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