Genova. Ancora 13 settimane di cassa integrazione ordinaria per i lavoratori ex Ilva di Genova così come in tutti gli stabilimenti italiani, a partire da domani. La nuova procedura segue quella post Covid, di uguale durata.
Domani è previsto un nuovo incontro con la Rsu, ma con ogni probabilità l’accordo non verrà firmato. “È evidente l’insipienza del Governo che continua a essere assente – attacca Stefano Bonazzi, segretario della Fiom di Genova – anche se a luglio aveva dichiarato illegittima la cassa integrazione ordinaria e concesso la proroga della cassa Covid. Oggi si ripresenta lo stesso problema e il Governo fa orecchie da mercante, senza nemmeno incontrare i sindacati”.
Per ora a Genova non sono previste né assemblee né manifestazioni. Il 28 settembre i sindacati incontreranno Lucia Morselli, amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia. “Sarà importante capire soprattutto le intenzioni sul piano industriale”, sottolinea Bonazzi.
“Nonostante nel generale contesto di mercato siano oggi percepibili segnali ottimistici nella crescente e maggiormente stabile domanda di acciaio”, il blocco produttivo a Taranto “ha condizionato e continua ad incidere in modo inevitabile sulla possibilità di saturare gli impianti di laminazione e rilavorazione a valle del ciclo produttivo sia per lo stabilimento di Taranto, ma anche per i centri di lavorazione e laminazione a freddo del Nord Italia (Genova, Novi Ligure e Racconigi), con ovvie ricadute sulla possibilità di impiego in modo continuativo del personale addetto a tali impianti”. Così il direttore delle risorse umane, Arturo Ferrucci, ha motivato ai sindacati l’ulteriore ricorso alla cassa integrazione.
Nel primo semestre dell’anno, le fermate degli altiforni 2 e 4, avvenute in periodo distinti e ora superate, hanno determinato una perdita produttiva di 5mila tonnellate di ghisa al giorno. In vista della nuova cassa integrazione, i sindacati hanno rinnovato ad Acciaierie d’Italia la richiesta di integrare economicamente l’ammortizzatore sociale per ridurre i disagi dei lavoratori ma l’azienda si è nuovamente detta indisponibile.