Genova. Sono circa 480 gli esemplari di cinghiale che da inizio anno a fine luglio sono stati prelevati dalle zone urbane di Genova dalla guardie zoofile della Liguria, mentre la popolazione di ungulati che vive a ridosso delle centri urbani liguri sarebbe stimata tra le 40 e le 60 mila unità.
Questi sono i numeri dei cinghiali in città, una convivenza che prosegue da molti anni ma che in questi mesi ha visto numerosi nuovi episodi, che, uniti alle ultime apparizioni di una fauna selvatica sempre più urbana, prima su tutte quella del lupo in Val Bisagno, hanno fatto fare un salto di qualità a quella che torna ad essere una vera e propria emergenza, soprattutto per quanto riguarda l’incolumità pubblica. Un equilibrio che si è rotto, come ha spiegato a Genova24 il direttore dell’Istituto Zooprofilatti sperimentale Angelo Ferrari, e con i “cocci” rimasti che rischiano di essere un’eredità difficile da gestire.
A fare il punto sulla situazione una commissione consigliare dedicata del Comune di Genova, dove ci si è confrontati sul tema, partendo dalle cause e provando a mettere in campo le soluzioni: “Il problema principale è la facilità con cui questi animali trovano il cibo in città – ha sottolineato lo zoologo e docente universitario Andrea Marsan, invitato come audito – da un lato l’accessibilità ai bidoni della spazzatura, soprattutto dell’umido, e dall’altro la pessima abitudine di moltissimi cittadini di dare del cibo agli animali“.
Una abitudine questa vietata dalla legge ma che non trova argine, secondo gli esperti: “Da diverse generazioni i cinghiali sono oramai abituati a rovistare tra i sacchetti della spazzatura e a ricevere ‘pastasciutte’ dall’uomo, per cui sono incentivati ad avvicinarsi alle case e alle persone, spesso creando situazioni di pericolo – sottolinea Marsan – Ma non solo: un questo modo sono diventati incapaci di procurasi il cibo naturalmente nel loro habitat”. Abitudini e istinto che stanno cambiando e che rischiano di mettere in pericolo gli animali stessi: “Bisogna capire che paradossalmente chi sfama i cinghiali li condanna a morte certa“.
Ma non solo: da tempo le campagne abbandonate e le zone rurali lasciate a se stesse hanno distrutto l’argine che conteneva la fauna selvatica, che in periodi di particolare stress climatico come quello che stiamo vivendo si spostano maggiormente cercando ‘cibo facile’, che trovano rapidamente nelle nostre strade. E poco si può fare, soprattutto con i mezzi attualmente in essere: sono 28 le guardie zoofile in tutta la regione, di cui 14 operative nel territorio metropolitano genovese.
Numeri non sufficienti: “Bisogna intervenire su più livelli – spiega Marsan – bisogna creare della barriere nelle zone di interfaccia, mettere al sicuro la spazzatura e punire chi sfama i selvatici. gli abbattimenti selettivi non servono, visto che i “posti lasciati liberi” vengono immediatamente sostituiti da altri esemplari, mentre la steriizzazione ha delle modalità poco efficaci su larga scala“.
Da parte sua Comune di Genova si sta attrezzando per far fronte alla situazione: “Stiamo predisponendo una nuova generazione di cassonetti che saranno più grandi e ancorati al suolo – spiega l’assessore Campora – nei prossimi mesi saranno posizionati nelle zone più attraversate dal fenomeno. I bidoni dell’umido non possono essere tolti, visto che la loro presenza è un obbligo di legge”.
Ma non solo: la polizia locale sta predisponendo una ‘squadra speciale’ che sarà dotata di carabine spara narcotici, ma anche fucili da utilizzare come extrema ratio in situazioni di pericolo per l’incolumità pubblica e un mezzo pick up attrezzato. “Useremo risorse interne – ha spiegato il vice comandante Vaccari – con colleghi volontari ex cacciatori che saranno formati per gestire le varie situazioni”. Non mancano però alcuni dettagli da appurare, come la necessaria presenza di un medico veterinario per la scelta della quantità di sonnifero da utilizzare.
Dall’aula della commissione consenso unanime su un eventuale ‘giro di vite’ per chi continua a dare cibo ai selvatici, fenomeno evidenziato come uno dei maggiori responsabili del problema, mentre su richiesta del consigliere Campanella la commissione sarà aggiornata nei prossimi mesi invitando anche le associazioni animaliste e ambientaliste.