Genova. Un anno fa, il 3 agosto 2020, Genova aveva di nuovo il ponte che unisce il Levante e il Ponente. Figlio di una tragedia costata 43 vittime, costruito a tempo record dal consorzio capitanato da WeBuild, tanto da diventare “modello” per l’Italia intera, inaugurato da numerose autorità (da Mattarella e Conte in giù) sotto le frecce tricolori e un arcobaleno che molti interpretarono come un segnale soprannaturale. Una giornata storica a brevissima distanza dall’anniversario del 14 agosto.
“Genova San Giorgio” è il nome che decise per il nuovo ponte il sindaco-commissario Marco Bucci: 1.067 metri, 18 pile, 19 campate, una rampa di accesso all’autostrada A7, 1200 persone che a vario titolo hanno lavorato perché questa infrastruttura fosse ultimata in meno di 2 anni. E ancora 1535 pannelli solari che alimentano in maniera sostenibile le luci e gli impianti, 35mila foto scattate dai robot che effettuano sistematicamente le ispezioni della struttura. 18 antenne, o pennoni, che come gli alberi di una nave costituiscono la firma di Renzo Piano – insieme ai cassoni a forma di chiglia – del viadotto. 2.450 pannelli di vetro stratificato utilizzati come frangivento.
Al di là della retorica che accompagnò quel passaggio, è banale sottolineare che a Genova, per ora, la rinascita è solo nelle intenzioni. A cominciare dal tema delle infrastrutture: anche negli ultimi 365 giorni i cantieri per la messa in sicurezza delle autostrade, lasciate per decenni all’incuria, hanno messo in ginocchio la città e la regione intera prolungando a dismisura i disagi causati dall’assenza di quel viadotto così cruciale. L’ipotesi di chiudere completamente quella stessa autostrada nei giorni prima di Ferragosto – poi posticipata a quelli successivi – aveva mandato nel panico l’intero comparto logistico-portuale. “Come se crollasse di nuovo il Morandi“, dicevano gli addetti ai lavori.
A tre anni dal crollo l’area del vecchio ponte Morandi ha un nuovo viadotto, ma per ora non ha nient’altro se non la radura della Memoria e un parco giochi per bambini ancora transennato. Il 14 agosto, insieme alla commemorazione delle vittime (per cui ancora non è certa la presenza del premier Mario Draghi) prenderanno il via i lavori per il parco del Polcevera progettato dallo studio dell’architetto Stefano Boeri. Nello stesso giorno partirà la ristrutturazione delle case scampate alla demolizione in via Porro e via del Campasso: ospiteranno abitazioni per studenti e per anziani.
C’è un nuovo ponte, ma non ci sarebbe se un altro non fosse collassato portandosi via 43 vite. E molti attendono ancora giustizia: il 15 ottobre è stata fissata la prima udienza preliminare del processo con 59 rinviati a giudizio e le due società Autostrade e Spea. Bucci, sotto forti pressioni politiche soprattutto del Movimento 5 Stelle, ha annunciato che il Comune tenterà di costituirsi parte civile entro quella data. Tra qualche giorno per i quasi 300 parenti delle vittime che saranno interessati parti offese sarà ancora il tempo del dolore. Un dolore che nemmeno un viadotto nuovo di zecca, simbolo della ripartenza di un Paese, potrà mai lenire.