Genova. Il cantiere per il Museo della Città nella loggia di Banchi, nel cuore del centro storico genovese, dovrà fermarsi. Una conseguenza inevitabile dopo lo straordinario ritrovamento di stratificazioni tardo-medievali insieme a tracce di epoca romana appena sotto la pavimentazione dell’edificio. Stamattina i tecnici della Soprintendenza e del Comune hanno svolto un sopralluogo in attesa di far partire un tavolo che dovrà decidere come procedere: l’idea di base è quella di rivedere tutto il progetto per rendere visitabili almeno parte dei resti, ma molti aspetti vanno ancora approfonditi.
“Ciò che ha entusiasmato tutti è che scavando di pochissimo abbiamo incontrato i resti della città medievale, un ritrovamento importante che va a valorizzare ancora di più il luogo scelto per il museo della Città – commenta l’assessora comunale alla Cultura Barbara Grosso -. Dovremo lavorare per capire come valorizzare questi ritrovamenti, ma anche capire cosa c’è sotto, continuare a scavare per mappare tutto quello che c’è, e poi cercheremo di integrarli nel progetto”.
“Chiaramente il cantiere si dovrà fermare, non possiamo fare altrimenti, è imposto anche dal codice – conferma Manuela Salvitti, soprintendente per Genova e La Spezia -. Vedremo quale sarà il modo migliore per valorizzare ciò che abbiamo trovato e metterlo in relazione ai contenuti scientifici del nuovo museo. Ci piacerebbe renderlo visitabile, ma per il momento non mi espongo. Dobbiamo ancora capire bene”.
Di che cosa si tratta? Le prime indagini nello scorso aprile avevano già messo in evidenza strutture sepolte e in particolare una grande cisterna con volta in mattoni, di poco precedente la costruzione della loggia nel 1595. Poi le necessità di cantiere hanno indotto ad ampliare gli scavi e sono apparsi edifici di carattere residenziale e commerciale, databili tra il XII e il XIII secolo su quella che all’epoca era la viabilità extraurbana.
All’interno si possono individuare chiaramente i loggiati in pietra con lavorazione a bugnato, le botteghe e i magazzini seminterrati che ancora conservano i loro caratteristici scivoli e pozzi di carico e scarico per le merci, e forse la grande torre degli Usodimare, un’antica e nobile famiglia genovese insediata in questo specifico settore della città. Al di sotto sono emersi anche frammenti di anfore romane provenienti dalle navi che attraccavano in porto.
I ritrovamenti archeologici fotografano comunque un momento fondamentale dell’evoluzione urbana: ci troviamo in un settore altamente strategico della città, piazza Banchi, nel ‘400 ancora delimitato dalle proprietà dell’Albergo degli Usodimare, poi gradualmente, a partire dall’inizio del ‘500, trasformato in spazi pubblici coperti destinati alle contrattazioni finanziarie. Siamo nel secolo dei Genovesi e la città rinnova il suo glorioso impianto medievale per trasformarsi in una capitale della finanzia europea.
“Dalla prossima settimana si apriranno tavoli di lavoro con la Soprintendenza e tutte le persone coinvolte per unire questo ritrovamento col progetto, che in parte dovrà essere rivisto – ribadisce l’assessora Grosso -. Sarà fruibile dai visitatori? I dettagli non li abbiamo ancora, sono decisioni che la Soprintendenza dovrà prendere con noi e i tavoli tecnici. Il desiderio è che una parte rimanga visibile, magari con una pavimentazione in vetro, e tutto quello che dovrà essere coperto sia fruibile con strumenti digitali”.
Potrebbero dunque allungarsi i tempi per il museo, sostenuti dal contributo della Compagnia di San Paolo. “Ma lavoreremo per rispettare la scadenza, cioè la primavera del prossimo anno“, conferma Grosso. Del resto l’imprevisto potrebbe rivelarsi un jolly anziché un ostacolo.
“È un’opportunità incredibile per conoscere un passato nascosto per 500 anni – osserva la soprintendente Salvitti -. Pensavamo di trovarlo, ma non con queste consistenze, non così ben conservato e così in superficie. A livello scientifico ci dà un’occasione incredibile. Il museo della Città nascerà non solo in un luogo strategico da un punto di vista urbano, ma proprio sulle origini di Genova. Tutto questo ci impone di metterci intorno a un tavolo per ripensare il progetto scientifico stesso del museo”.
“Non esiste un altro luogo che in maniera così concentrata, in uno spazio così aperto e ampio, possa dimostrare la stratificazione della storia di Genova – commenta l’assessora regionale alla Cultura Ilaria Cavo -. Dobbiamo avere la pazienza di guardare cosa è accaduto nei secoli. È un grande regalo che la storia ci sta facendo. Il progetto dovrà essere lungimirante, in combinato con le potenzialità date dal multimediale. Regione Liguria è al fianco di tutte le istituzioni per le opportunità di valorizzazione che questo ritrovamento dà”.