Genova. “Ci dissociamo da questi atti che non hanno alcun senso. La piazza non è in grado di reggere un tale livello di scontro e chi dice il contrario fa il gioco del sistema”. A dirlo è Leonardo Sinigaglia, uno degli organizzatori delle ultime manifestazioni contro il green pass a Genova, dopo l’annuncio via Telegram di un blocco nelle stazioni ferroviarie di 54 città italiane, tra cui anche Genova Piazza Principe, in occasione dell’entrata in vigore del certificato obbligatorio per i viaggi in treno a lunga percorrenza il 1° settembre.
“Sappiamo che certi appelli vengono fatti al chiaro scopo di impedire che la protesta si radichi e per cercare di fare schiantare il movimento contro il green pass – ha detto Sinigaglia in diretta a Genova24 al termine dell’ormai consueto corteo del sabato pomeriggio -. Bisogna dubitare di tutti questi appelli che vengono fatti da canali anonimi, che non hanno il minimo interesse a portare avanti la protesta che si fa ognuno nelle proprie città e nei propri quartieri per poi passare al livello nazionale. Vogliono solamente far schiantare il movimento, com’è successo all’epoca dei forconi”.
Ad annunciare l’iniziativa era stato un messaggio sul canale Telegram nazionale “Basta dittatura” che conta oltre 38mila iscritti. “Non ci fanno partire con il treno senza il passaporto schiavitù? Allora non partirà nessuno“, si legge nell’appello. L’appuntamento davanti alla stazione Principe sarebbe alle 14.30 per poi entrare alle 15.00 e rimanere “fino a sera”. Un blocco “organizzato dal popolo, autogestito, pacifico”.

Sullo stesso canale, del resto, fioccano le documentazioni foto e video di proteste “non preavvisate al regime” in varie città italiane. Modalità che invece è stata abbandonata dagli organizzatori genovesi dopo la raffica di denunce arrivate dalla Digos in seguito ai primi cortei che hanno visto anche il blocco della Sopraelevata. Da tre sabati a questa parte, invece, i cortei vengono regolarmente comunicati alla Questura e si svolgono perciò in piena legalità. Difficile che un’azione a danno della circolazione ferroviaria si potesse inquadrare nello stesso modo.
E infatti in giornata l’annuncio del blocco alla stazione ha generato reazioni veementi da più parti. Anzitutto quella di Assoutenti, che ha minacciato denunce penali per difendere il diritto alla mobilità dei pendolari in caso di interruzioni al pubblico servizio. Poi quella del governatore Giovanni Toti che ha sentenziato su Facebook: “Obbligare a una vaccinazione che può salvare milioni di vite non viola nessun diritto umano. Bloccare le stazioni ferroviarie invece viola il diritto di muoversi per andare a lavorare o tornare a casa. Far richiudere le città invece distrugge la nostra economia e i nostri lavoratori”.
Resta da vedere se, nonostante la presa di distanza degli organizzatori “ufficiali” del movimento no green pass genovese, non ci saranno comunque altre organizzazioni o liberi cittadini che spontaneamente aderiranno all’appello. Di sicuro non lo farà il gruppo che adesso si coordina tramite il canale Telegram “Libera piazza Genova“ e che conta per ora meno di 400 iscritti. Martedì si terrà un’assemblea per decidere il percorso del prossimo corteo. L’appuntamento è per sabato 4 settembre.
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