Disaccordo

Covid, Oms: “No alla terza dose, prima completare vaccinazione anche nei paesi poveri”

La chief scientist: "Altrimenti la pandemia non rallenterà, si rischia l'emergere di nuove varianti"

vaccino covid

Mondo. Le vaccinazioni con la terza dose sono già partite in Israele e, come annunciato dal presidente Biden, dal 20 settembre prenderanno il via anche negli Stati Uniti. In Europa se ne parla da settimane, ma ancora non è stata scelta una data, anche se l’intenzione è quella di effettuare un’ulteriore iniezione alle categorie fragili. Iniziativa per la quale non è d’accordo l’Oms che prima chiede di raggiungere una copertura vaccinale completa in tutti i paesi del mondo, anche quelli che ancora non hanno avuto accesso al vaccino.

Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei paesi ricchi, perchè non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti“, ha affermato in conferenza stampa la chief scientist Soumya Swaminathan, secondo cui “al momento i dati non indicano il bisogno di una terza dose“.

Della stessa opinione anche Bruce Aylward, un altro esperto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Ci sono abbastanza vaccini per tutti, ma non stanno andando nel posto giusto al momento giusto. Due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il mondo prima che i richiami vengano dati a chi ha completato il ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione”, ha sottolineato.

Se da un parte, quindi, l’Oms chiede di garantire prima la vaccinazione di tutta la popolazione mondiale, anche per evitare che compaiano altri mutamenti del virus, dall’altra alcuni studi sostengono che il farmaco possa perdere efficacia dopo sei mesi. Per quanto riguarda il Pfizer, ad esempio, una ricerca ha evidenziato che la possibilità di potersi infettare dopo la somministrazione aumenterebbe in media del 6% ogni due mesi. Rimarrebbe, invece, molto alta l’efficacia contro la malattia grave da Covid: intorno al 97%.

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