Genova. “Serve un incremento stabile del fondo trasporti della Liguria, che vada al di là del piano straordinario, riedizione dei poco significativi interventi messi in campo durante l’emergenza Morandi”. È quanto chiedono in una nota congiunta i comitati dei pendolari liguri insieme ad associazioni e comitati ambientalisti genovesi in vista della settimana di caos per la chiusura di una carreggiata dell’autostrada A10 prevista a partire da domani mattina nel Ponente genovese.
“La Regione non pianga miseria chiedendo soldi allo Stato, quando le risorse potrebbero essere reperite subito all’interno del contratto di servizio con Trenitalia, rinegoziandolo – intervengono pendolari e ambientalisti -. Con la problematica dei cantieri autostradali e la chiusura parziale o totale di intere tratte si fa spazio, finalmente, l’ipotesi fondamentale di dare una risposta alle esigenze di mobilità con il trasporto pubblico. È quanto sosteniamo da lungo tempo, come elemento di normalità e quindi non solo nelle emergenze, e già un anno fa avevamo chiesto, al tempo delle prime chiusure, che la Regione intervenisse per incrementare il servizio ferroviario”.
“Ma risulta del tutto discutibile che, ancora una volta, quando si tratta di fare interventi per incrementare il servizio ferroviario regionale, la Regione ‘pianga miseria’, e scarichi sul livello nazionale responsabilità che sono sue – proseguono -. Ricordiamo che pianificare e finanziare un adeguato livello di sevizio di trasporto pubblico (su ferro come su gomma) è una delle funzioni fondamentali dell’Ente Regionale e ci pare stupefacente che la nostra Regione non possa da subito effettuare un incremento del servizio ferroviario senza aspettare risorse che dovrebbero arrivare dallo Stato“.
“Non solo la Regione dovrebbe, per offrire un sevizio migliore, mettere più risorse in via ordinaria ma, sapendo benissimo che i lavori sulle autostrade liguri erano inevitabili, avrebbe dovuto in sede di assestamento di bilancio già prevedere le risorse necessarie a gestire questa da tempo annunciata emergenza”.
“Ma ampio spazio offrono le condizioni più che vantaggiose dal punto di vista dei ricavi da tariffa che il contratto di servizio offre a Trenitalia e ci chiediamo come mai la Regione non utilizzi la stessa solerte richiesta di maggiori risorse anche e soprattutto nei confronti di Trenitalia – continuano le associazioni firmatarie del comunicato -. Invece il riferimento più volte fatto dalla Regione è il Decreto Genova ma non ci sembra una buona idea la riedizione dei provvedimenti mesi in atto durante l’emergenza Morandi. Infatti, quasi 10 milioni di euro (9.850.000) aggiuntivi impiegati per il trasporto ferroviario nel 2019 arrivati con il Decreto Genova, sono stati utilizzati per offrire, letteralmente, una manciata di treni in più, mentre probabilmente una quota maggioritaria è servita per rimborsare Trenitalia del aumento tariffario non effettuato. O meglio, effettuato ma non caricato sugli utenti perché rimborsato a Trenitalia con i soldi arrivati dal Mit”.
“Insomma, la Regione Liguria prima non finanzia adeguatamente il servizio, quindi firma un contratto di servizio che prevede fortissimi aumenti tariffari a fronte di nemmeno un chilometro in più di servizio, che garantisce cospicui ricavi a Trenitalia, poi quando ci sarebbe da incrementare il servizio per necessità dovuta ad una supposta emergenza chiede soldi allo Stato come se fossimo negli anni ’60 del secolo scorso, dimenticando le proprie responsabilità. La Liguria più che di piani straordinari di dubbia efficacia ha bisogno di un incremento stabile del fondo trasporti, all’interno di una pianificazione seria condivisa con comitati e associazioni e con regole economiche del contratto di servizio con Trenitalia eque e non penalizzanti per i cittadini, e tutto ciò al fine di avere una vera mobilità sostenibile, tassello importante di quella transizione ecologica di cui ancora non si vede alcuna manifestazione concreta”.
“Chiediamo a gran voce che la Regione intervenga subito per incrementare il servizio ferroviario in vista delle prossime débâcle autostradali, da Ponente a Levante, sulla costa e nell’interno: non solo reintegrando i Voltri-Nervi, ma anzi estendendoli all’area metropolitana; incrementando il servizio sulla Genova-Busalla-Isola del Cantone/Arquata/Novi, coprendo innanzi tutto i “buchi orari” storici; imponendo non solo l’immediato ripristino del servizio ferroviario sulla Genova-Acqui Terme ma un incremento del servizio rispetto alla situazione ordinaria; intensificando il servizio nel Ponente savonese ed imperiese, ostaggio del traffico privato; incrementando l’offerta nell’estremo levante ligure, lasciato alla benevolenza della Regione Toscana”, concludono.