Genova. “Svegliarsi a Ferragosto e leggere che i talebani stanno entrando a Kabul, con la fuga precipitosa di tutte le rappresentanze occidentali, mi mette i brividi. Credo ci siano delle guerre per le quali è giusto sacrificarsi: questa è una di quelle“. È il commento del presidente ligure Giovanni Toti mentre le testate e le emittenti di tutto il mondo accendono i riflettori sulla capitale dell’Afghanistan caduta nelle mani dei combattenti islamisti e abbandonata in queste ore da migliaia di cittadini in fuga.
“Sono le guerre per i diritti che da oggi in Afghanistan tornano a essere sconosciuti – prosegue Toti -. Il diritto a studiare, il diritto delle donne a vestirsi come credono, senza nascondersi in un burqa. Il diritto a professare la propria fede, alla luce del sole. Anche il diritto a giocare in costume su una spiaggia come oggi fanno milioni di giovani occidentali. Sono gli stessi diritti per cui, ormai tanti anni fa, ragazzi che venivano da lontano sono morti in Normandia, o giovani che venivano da molto più vicino sono morti sulle nostre montagne“.
Il governatore ligure continua il parallelo col recente passato occidentale: “Vedere la parte di più ricca, fortunata, avanzata del mondo, fuggire nella notte, mette un po’ di vergogna. E anche un po’ di angoscia. Quando il nazismo dilagava in Europa c’era chi si chiedeva se valesse la pena morire per Danzica. Oggi possiamo dire che ne valeva la pena, eccome. Forse come varrebbe la pena adesso combattere per Kabul. Gli esperti di politica estera mi smentiranno, e avranno certamente le loro buone ragioni. Ma io la penso così”.
Intanto i negoziatori talebani si sono diretti al palazzo presidenziale per giungere ad un trasferimento pacifico dei poteri. Una transizione che il ministro dell’Interno afghano ad interim, Abdul Sattar Mirzakwal, ha confermato, assicurando che la capitale non sarà attaccata e che ci sarà un “pacifico passaggio di poteri verso un governo di transizione”.
Secondo fonti diplomatiche citate dai media internazionali, sarà l’ex ministro dell’Interno afghano ed ex ambasciatore in Germania Ali Ahmad Jalali, a guidare il governo di transizione dopo che si saranno le dimissioni del presidente Ashraf Ghani. I talebani hanno anche rivendicato il controllo della base aerea e della prigione di Bagram, alla periferia di Kabul. Un complesso arrivato a contenere fino a 10 mila soldati che è stato una delle basi più importanti nell’offensiva contro gli insorti e al-Qaeda per circa 20 anni. Fino al mese scorso, quando l’esercito americano è partito nel cuore della notte.