Genova. I lavori della nuova diga di Genova potranno partire nei tempi stabiliti, cioè all’inizio del 2022 secondo le previsioni. È l’effetto dell’emendamento al decreto Semplificazioni presentato dal deputato della Lega Edoardo Rixi e approvato oggi in commissione Trasporti alla Camera.
In pratica, per un cortocircuito legislativo insito allo stesso decreto Semplificazioni, la nuova diga avrebbe rischiato di dover ripartire da capo con l’iter autorizzativo. “Con questo emendamento – spiega Rixi – l’Autorità portuale di Genova potrà procedere all’assegnazione dei lavori e all’apertura dei cantieri nei tempi stabiliti. L’atto riformulato tiene conto dei nuovi requisiti previsti dal decreto in relazione alle opere prioritarie il cui parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici è stato ottenuto entro il 31 maggio 2021”.
“Inoltre per gli interventi sul trasporto locale, nella componente ‘opere civili’, per un valore fino a 100 milioni di euro, finanziati in tutto o in parte con il Pnrr, il parere del comitato speciale del Consiglio superiore dei Lavori pubblici non è obbligatorio. Un passo avanti per evitare possibili fermi procedurali, un via libera per la nuova diga di Genova e altre opere fondamentali per il futuro della nazione”, aggiunge il deputato leghista.
Per la nuova diga la maggior parte dei soldi necessari arriverà non dal recovery plan ma dal fondo complementare al Pnrr. Questi finanziamenti, insieme a risorse di Autorità portuale e Regione, dovrebbero bastare a coprire i 950 milioni del primo lotto. Entro l’anno dovrebbe essere completata la progettazione definitiva ed esecutiva con l’obiettivo di avviare i primi cantieri entro la metà del 2022. Il primo lotto andrà concluso entro il 2026, anche se non c’è più la “tagliola” prevista dal meccanismo del recovery fund.
Per il secondo lotto serviranno altri 350 milioni, che al momento non sono neanche all’orizzonte. Ed è soprattutto su questa parte dell’opera che resta il nodo pesante dell’interferenza con il vicino aeroporto, perché grandi navi e gru troppo alte sfonderebbero il tetto aereo e sarebbero in contrasto con il piano di sviluppo del Colombo. Il presidente dell’Autorità portuale Signorini aveva annunciato l’avvio di un confronto con Enac per risolvere il problema.