Buon senso

In sneakers sul ghiacciaio, il Soccorso Alpino: “Non diverso da chi va sui sentieri liguri in infradito”

Diversi gli interventi in questo avvio d'estate. E il tema porta con sé quello del pagamento dei soccorsi in caso di negligenza.

Generico luglio 2021

Genova. Ha fatto il giro del web negli ultimi giorni l’immagine di un escursionista in pantaloni corti e banali scarpe da ginnastica, in mezzo alla neve, sulla traccia per la cima del Breithorn. Il più facile dei ghiacciai oltre i 4000 metri ma di certo non abbastanza da giustificare un abbigliamento del genere.

Ma essere con i bermuda in alta quota in valle d’Aosta non è tanto differente rispetto a percorrere un sentiero in Liguria senza l’abbigliamento adatto, ad esempio con gli infradito lungo i percorsi vicini al mare che sembrano facilmente percorribili ma poi si rivelano magari improvvisamente scoscesi oppure banalmente indossando anche una scarpa chiusa, ma con la suola liscia.

“Simili episodi sono accaduti nel passato e temiamo possano ripetersi in agosto, anche nel mese estivo per eccellenza – dice Fabrizio Masella, presidente del Soccorso Alpino Liguria -. Purtroppo spesso si tende a sottovalutare quella che magari solo all’apparenza sembra essere una semplice passeggiata”.

A questo proposito, già in questa prima parte di estate, il Soccorso Alpino è dovuto intervenire in un paio di occasioni per andare a recuperare escursionisti impossibilitati a continuare la camminata perché troppo stanchi: “Questo accade perché raramente si fa una esatta valutazione del sentiero che si vuole percorrere in relazione alle proprie capacità – spiega Masella – questa, però, è solo la prima regola sa osservare, è fondamentale, infatti, indossare un abbigliamento adatto: le calzature, come detto, sono fondamentali per evitare distorsioni alle caviglie o scivoloni pericolosi, ma anche un semplice cappellino è fortemente consigliato per evitare le botte di caldo. A questo proposito è sempre bene avere con sé una buona scorta d’acqua. Infine è importante raccontare sempre a qualcuno dove si ha intenzione di andare: questo permette di facilitare le ricerche in caso si verificasse un mancato rientro”.

Il tema della scarsa attenzione degli escursionisti nell’affrontare un sentieri va spesso di pari passo con chi spinge per far pagare l’intervento a chi si è messo in difficoltà con le proprie mani a causa di negligenza.

“È un tema che ormai torna da anni – sottolinea Masella – dd è un argomento delicato. Se, infatti, da un punto di vista morale sarebbe anche corretto far pagare i soccorsi, l’esperienza ci insegna che in alcuni casi si rischia di ottenere anche un effetto opposto. Ci sono stati casi in altre regioni d’Italia dove escursionisti incauti, che si erano trovati in difficoltà, sono arrivati al punto di rifiutare i soccorsi per non dover pagare. In un caso sul Monviso, proprio in seguito a questo rifiuto, si è verificata una tragedia. Personalmente io sono più per la sensibilizzazione delle persone. Per questo abbiamo iniziato anche ad andare nelle scuole, ad esempio a Savona, proprio per avviare i ragazzi, gli uomini e le donne del domani, alle buone pratiche dell’escursionismo”.

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