Genova. Lo sanno bene i ristoratori e i titolari dei bar, ma anche gli albergatori, i gestori di palestre e piscine e gli organizzatori di eventi: l’obbiettivo finale è evitare nuove chiusure, nuovi lockdown che sarebbero insostenibili per l’economia nazionale. Tuttavia le novità introdotte a partire dal 6 agosto e legate all’utilizzo del green pass per accedere a un lungo elenco di servizi non sono viste di buon occhio, anzi sono percepite dai settori legati alla ristorazione, allo sport e al tempo libero come l’ennesimo bastone fra le ruote.
“Dopo tutte le restrizioni avute, i passaggi fra colori, le chiusure, i ristori inadeguati – dice Paolo Barbieri, neo direttore di Confesercenti Genova – adesso abbiamo anche questa limitazione. Ma soprattutto ci sembra eccessivo essere investiti anche del compito di controllare che i clienti siano effettivamente in possesso di green pass e certificati. Come farlo, peraltro, è ancora tutto da chiarire. Sostanzialmente dovremo fidarci di quello che ci dicono e ci mostrano”.
Lo stesso meccanismo di controllo dovrà scattare sia per i clienti seduti al tavolo di un ristorante o di un bar (al chiuso, e non al bancone), ai frequentatori di palestre e piscine, ai partecipanti a un concerto o a un altro spettacolo dal vivo. Ma sia la visione di un QR Code anonimo sia di un foglio stampato non assicura certo che quel documento sia valido. “Tenendo conto che non è molto piacevole scannerizzare il tuo cliente..”, aggiunge Barbieri.
Anche Alessandro Cavo, presidente Fipe-Confcommercio Liguria, è realista: “Se l’alternativa è la chiusura, ok il green pass ma a questo punto il governo tenga conto che la platea di potenzialo clienti si riduce della metà”. Almeno al chiuso, infatti, quel 40% di italiani che non ha ricevuto neppure la prima dose – e che difficilmente si sottoporrà a tampone per andare al ristorante – non potrebbe sedersi al tavolo.
Ma non è finita qui: le associazioni di categoria sono preoccupate anche dalla scarsa chiarezza, finora, del testo del decreto. Un comunicato del consiglio dei ministri infatti parla di green pass non “per accedere a” ma per “svolgere” determinate attività.
“Questo ci mette in allarme – sottolinea Paolo Barbieri di Confesercenti – se l’interpretazione è che anche i dipendenti devono avere il green pass vaccinale questo significa dover imporre l’obbligo al personale e peraltro nel caso si debba correre ai ripari, i tempi non ci sono, speriamo che venga fatta chiarezza al più presto in tal senso”.
L’auspicio del governo, ovviamente, è che le nuove norme spingano molti italiani a vaccinarsi. Come d’altronde sta già avvenendo in queste ore in Liguria, con code chilometriche agli open day vaccinali.
In tutto questo restano chiuse le discoteche i cui gestori parlano di vera e propria beffa. E’ vero che si tratta dei luoghi dell’assembramento per antonomasia ma è vero anche che in altri Paesi i locali da ballo sono stati riaperti proprio grazie all’uso del green pass, o certificato verde.