Genova. A quasi 4 mesi dall’introduzione dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario sono scattati in queste ore i primi declassamenti per 21 operatori che hanno rifiutato di immunizzarsi dal Covid. Le lettere sono partite dalla Asl 3 verso cinque aziende pubbliche e alcune realtà private. A rivelarlo questa mattina è Il Secolo XIX.
Una procedura di accertamento piuttosto lunga e complessa, tesa a fornire ogni possibilità di mettersi in regola. Chi non aveva inviato alla Asl la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione (oppure la presentazione della richiesta, o un certificato che attestasse la possibilità di omettere o differire la vaccinazione, o l’insussistenza dei presupposti che fanno scattare l’obbligo) è stato invitato formalmente a sottoporsi alla somministrazione. Decorsi ampiamente i termini di legge, sono partite le prime lettere.
A questo punto le aziende potranno sospendere gli interessati (senza stipendio) oppure assegnarli ad altre mansioni. Al momento si tratta di 3 dipendenti della Asl 3, uno del Galliera, diversi del San Martino. Anche le altre Asl sono pronte a emettere i primi provvedimenti nei confronti di chi ha rifiutato di vaccinarsi.
I numeri sono destinati a crescere. Solo nel territorio genovese ci sarebbero 350 persone che hanno ricevuto l’invito a mettersi in regola senza però rispondere, mentre una cinquantina avrebbe prenotato la somministrazione del vaccino senza mai presentarsi, pensando così di aggirare il meccanismo previsto dal decreto. Per questo sono necessarie ulteriori verifiche incrociate per risalire ai renitenti duri e puri.
Intanto ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato l’appello a vaccinarsi: “La pandemia non è ancora alle nostre spalle. Il virus è mutato e si sta rivelando ancora più contagioso. Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo. Il vaccino non ci rende invulnerabili ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità. Per queste ragioni la vaccinazione è un dovere morale e civico”.