Il manifesto

Verso il congresso Pd, Simone D’Angelo e il partito open source: “Dobbiamo essere un’alternativa al centrodestra”

"Ogni volta che il Pd ha due voci sulla stessa questione, tutta la nostra comunità fa un passo indietro e perde credibilità" dice il candidato alla segreteria provinciale contro Federico Romeo

Generico maggio 2021

Genova. “Non può esserci un partito forte senza un’agenda politica chiara con dei contenuti non può esserci un’agenda politica chiara con dei contenuti senza un partito forte”. Simone D’Angelo, 33 anni, vicesegretario genovese e responsabile organizzativo ha ben chiaro che il percorso verso il congresso provinciale del partito che si candida a guidare non può essere proiettato soltanto alle prossime scadenze elettorali – a Genova si voterà per il Comune nella primavera 2022 – ma una riflessione reale su cosa il Pd ha senso che sia.

Il coraggio di cambiare, insieme per non lasciare indietro nessuno”, il titolo del testo della mozione a suo sostegno. Un testo che prende le mosse da un manifesto condiviso da forze anche molto eterogenee fra i dem locali e che vuole mettere al centro il ruolo stesso del Partito Democratico nella società: dai rapporti con i sindacati, il mondo del lavoro, delle associazioni, delle istituzioni a quello tra l’apparato e la base.

Simone d’Angelo è in corsa per la segreteria contro Federico Romeo, 29 anni, presidente del municipio Valpolcevera. Il congresso provinciale del Pd inizierà nei circoli il 30 giugno per terminare il 16 luglio. Qui gli iscritti voteranno i segretari di sezione e i delegati che voteranno il segretario provinciale. Il 18 luglio, alla sala Cap di via Albertazzi, appunto, si terrà il passaggio formale dell’assemblea provinciale che nominerà il vincitore tra i due candidati segretari e il nuovo o la nuova presidente dell’assemblea. Come noto, il congresso non si svolgerà attraverso primarie.

“Ogni volta che il Pd ha due voci sulla stessa questione, tutta la nostra comunità fa un passo indietro e perde credibilità”, si legge in un passaggio, fra le 31 pagine della mozione. Quasi un grido di dolore da parte di chi vorrebbe un cambio di passo sulla capacità di gestire le diversità di vedute e farne tesoro anziché strutturare un partito sulle dicotomie. Quelle tra correnti, quelle tra figure singole, tra amministratori e apparato.

Come? Intanto tornando a valorizzare gli iscritti e i circoli: “Bisogna uscire dalla retorica sull’importanza della base, è necessario che gli iscritti e i circoli siano coinvolti non solo nelle fasi di discussione ma anche in quelle decisionali”. Ma anche recuperando alcuni strumenti “vecchi” e nuovi. “Come le agorà volute dal nuovo segretario Letta o i referendum interni al partito su scelte strategiche”, dice D’Angelo che è stato per 8 anni il segretario del circolo Pd di Oregina-Lagaccio.

Il partito open source: “Animati dalla convinzione di realizzare pienamente lo spirito originario del Partito Democratico, sentiamo la responsabilità di costruire un partito che sia realmente dei suoi iscritti e dei suoi elettori, dove ciascuno possa sentirsi chiamato a mettere a disposizione le proprie idee per contribuire alla definizione della nostra identità e della nostra linea politica“.

Un’altro tema importante è quello della formazione: “E’ qualcosa a cui tengo molto e che spesso viene sottovalutato – afferma il candidato segretario genovese – negli ultimi anni il Pd ha un po’ rinunciato a svolgere a questa attività, abdicando questo ruolo e lasciandolo alle correnti e associazioni satellite, eppure quella di formare iscritti, rappresentanti e dirigenti dovrebbe tornare a essere un’ambizione”.

Per tornare a produrre contenuti, oltre che parlarne. “Il nostro programma si muove su due filoni, quello della riorganizzazione del partito e quello dell’agenda politica per Genova, due aspetti che devono essere correlati, un partito debole non può pensare di vincere le elezioni – continua Simone D’Angelo – un’agenda politica forte non si costruisce solo inseguendo la politica del centrodestra dando un’opinione opposta e contraria, ma essendo un’alternativa reale al centrodestra“.

Su questo fronte, tra le priorità – secondo la mozione D’Angelo – c’è sicuramente una politica economica che inverta il processo di declino e che riduca il divario sempre più ampio tra centro città e delegazioni.

“Troppo spesso in questi anni abbiamo parlato di nomi e troppo poco spesso di contenuti – prosegue – noi portiamo avanti un concetto di politica progressista che ha alla sua base la lotta alle diseguaglianze, ma le parole hanno un valore ede è importante far corrispondere alle parole degli elementi chiari di cosa vuole essere il Pd di Genova nel domani, un partito radicato sul territorio, tra le persone, in grado di partire non solo dalle discussioni sui nomi o sulle alleanze politiche, ma semmai dalle alleanze sociali e sulla rappresentanza”.

Abbiamo smesso di essere la forza della trasformazione del presente e della costruzione del domani, negando rappresentanza politica e istituzionale a istanze e valori ancora oggi vivi nel tessuto sociale e culturale della nostra città. Noi crediamo che le risposte che servono a questa città passino dall’adozione di un’agenda fortemente progressista“.

Gli endorsement. Nelle prossime settimane Simone D’Angelo continuerà “a fare quello che faccio da anni, incontrare iscritti nei circoli, cercando di spiegare la nostra visione”. Il percorso, da un punto di vista matematico, è in salita per lui, che è sostenuto da forze piuttosto eterogenee (ha dalla sua sostanzialmente la maggioranza orlandiana del partito, figure come il capogruppo a Tursi Alessandro Terrile o la sindaca di Sestri Levante Valentina Ghio, oltre ad alcuni decani (ma non tutti) del Pd locale e i Giovani Democratici. Romeo ha dalla sua tutti gli altri, fazioni solitamente anche non molto coese tra loro. “Siamo entusiasti e ottimisti – conclude – se ho fatto questa scelta è perché sono convinto che sia necessario un cambio di passo rispetto a determinate dinamiche”.

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