Analisi

Sblocco licenziamenti, per Bankitalia non sarebbe una catastrofe: “La Liguria ha già pagato”

I dati sul 2020: reggono industria e costruzioni, a soffrire sono soprattutto i servizi: -40% presenze turistiche, -15% traffici portuali

Generico giugno 2021

Genova. Se non arriverà un’intesa tra i partiti, a partire dal 1° luglio le aziende (almeno quelle più grandi) potranno tornare a licenziare. Ma di fronte a quella che per i sindacati si annuncia una catastrofe sociale, a buttare acqua sul fuoco oggi è la Banca d’Italia presentato il rapporto sull‘economia della Liguria nel 2020.

“Le imprese industriali liguri, quando ci hanno indicato le loro previsioni occupazionali per il 2021, ritengo avessero già in mente che nel corso dell’anno le misure di limitazione sarebbero venute meno – spiega Alessandro Fabbrini, economista della divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Genova -. Complici i dati che abbiamo visto, molto meno peggiori di quelli che temevamo, pensiamo che per l’industria questo fattore possa impattare poco. Per le costruzioni tenderei a escludere shock pesanti. Quello che è difficile da prevedere è ciò che accadrà nel mare composito e differenziato dei servizi. Ma visto che l’occupazione dipendente ha già pagato un prezzo elevato, col mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato e una contrazione del 6,6% delle assunzioni, l’auspicio è che il calo già osservato abbia impedito ulteriori conseguenze future“.

Dal rapporto emerge infatti che l’industria e l’edilizia hanno retto il colpo della crisi, mentre a soffrire sono soprattutto i servizi con un calo delle presenze turistiche pari al 40% e una contrazione dei traffici portuali pari al 15%, diretta conseguenza della minore produzione e dell’impossibilità di viaggiare.

“L’industria ligure è specializzata in beni con lunghi cicli produttivi, come la cantieristica e l’impiantistica complessa, ed è per questo che sono meno sensibili alle variazioni congiunturali – ha spiegato Marina Avallone, direttrice della sede genovese -. Il terziario, invece, ha sofferto molto il periodo di lockdown e la minore capacità di spesa delle famiglie, contando che la Liguria è la regione più terziarizzata del Nord Italia. Le misure di sostegno hanno permesso alle imprese di attutire le conseguenze negative. Anche il calo degli occupati è stato limitato e inferiore a quello osservato per il Nord Ovest e per l’intera Italia”.

In particolare nell’industria il fatturato è calato dell’1,3%, le ore lavorate del 3,3% e l’occupazione è rimasta stabile. “Il comparto edilizio sembrerebbe aver recuperato quello che aveva perso nella fase più dura del lockdown”, ha spiegato Fabbrini. A pesare è stato soprattutto il contributo delle opere pubbliche, dal nuovo ponte sul Polcevera al riavvio del Terzo Valico e del Nodo ferroviario passando per le opere infrastrutturali in porto. Ben più sensibili gli effetti sul terziario: traffici mercantili portuali ridotti del 15%, presenze turistiche giù del 40% (addirittura 66% per gli stranieri), transiti di passeggeri diminuiti del 70%, compravendite immobiliari calate del 9%. Gli esercizi commerciali e della ristorazione hanno sofferto, oltre che dei periodi di lockdown, dei minori afflussi turistici e della ridotta capacità di spesa delle famiglie.

La diminuzione del fatturato ha avuto conseguenze rilevanti su redditività e fabbisogno finanziario delle imprese liguri, quest’ultimo in gran parte soddisfatto dall’aumento dell’indebitamento bancario (cresciuto del 4,%, e del 10,1% per le aziende di piccole dimensioni). Il ricorso alle misure di sostegno della liquidità (moratorie e garanzie pubbliche sui nuovi prestiti) è stato ampio, specie da parte dei settori più esposti alla fase congiunturale sfavorevole, come il commercio, l’alloggio e la ristorazione, i viaggi e il noleggio. Misure che, insieme alla sospensione delle istanze di fallimento, hanno contenuto il numero di aziende in uscita dal mercato.

Per quanto riguarda l’occupazione, le misure governative di sostegno hanno contenuto la riduzione complessiva all’1,7%, ma la contrazione delle ore lavorate è stata del 10,3%. Tra i lavoratori dipendenti la riduzione delle assunzioni nette ha colpito con maggiore severità commercio, turismo e intrattenimento, e a pagare un prezzo più alto sono stati ancora una volta i giovani e le donne. Di conseguenza si sono fortemente accentuate le disuguaglianze sui redditi da lavoro, mentre i consumi si sono ridotti in misura sensibilmente più ampia rispetto al reddito.

Nel 2020 il credito alle famiglie ha rallentato dal 2,8 allo 0,9%, a causa della decelerazione del credito al consumo (dall’8,4 allo 0,5%); il tasso di crescita dei mutui è rimasto invece pressoché invariato e poco sopra l’1 per cento. Il grado di indebitamento delle famiglie liguri, dato dal rapporto tra i debiti finanziari e il reddito disponibile, si è innalzato di 3 punti percentuali, rimanendo comunque su un livello inferiore rispetto al Nord Ovest e all’Italia.

Nel 2020 i prestiti bancari al settore privato non finanziario sono tornati a crescere (2,7% mentre erano calati del 2,3% nel 2019), grazie alla forte espansione dei finanziamenti al comparto produttivo, che ha beneficiato delle misure pubbliche di sostegno della liquidità; queste ultime, insieme all’orientamento espansivo della politica monetaria, hanno contribuito a mantenere distese le condizioni di offerta. Dagli indicatori di deterioramento del credito non sono ancora emersi segnali di peggioramento, grazie alle misure di sostegno a imprese e famiglie e alla flessibilità delle regole di classificazione dei finanziamenti; la perdurante incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico ha comunque determinato un incremento della rischiosità dei finanziamenti in essere.

Nel 2020 gli enti decentrati liguri hanno incrementato le spese del 2,5%, anche per mitigare le conseguenze negative della pandemia per famiglie e imprese; vi si è associata una riduzione delle entrate extra tributarie e per tributi propri, a causa della fase congiunturale sfavorevole e in parte per le esenzioni introdotte. L’attività degli enti è stata sostenuta dall’incremento dei trasferimenti ricevuti dallo Stato. Nel settore sanitario la dotazione di personale è stata rafforzata e si è fatto un maggiore ricorso a incarichi di collaborazione. In Liguria l’assistenza territoriale, la cui importanza è stata messa in luce dalla pandemia, si caratterizza per il soddisfacente livello della prevenzione, dell’attività ambulatoriale e della disponibilità di strutture residenziali, ma è in ritardo nelle forme più moderne di assistenza, quali ad esempio la telemedicina.

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