Genova. Scatta oggi, 1 giugno 2021, l’ordinanza comunale che limita a 20 km/h la velocità sulla rete viaria cittadina (era già fissata a 25 km/h dal codice della strada) e a 6 km/h sulle zone a traffico limitato. Ma soprattutto che obbliga anche gli over14 e i maggiorenni all’utilizzo del casco.
Il capoluogo ligure non è la prima città italiana che prova a regolare, con una normativa comunale l’utilizzo dei monopattini elettrici sulle strade urbane. E anche se l’amministrazione parla di esperimento genovese, o modello Genova, va detto che altri Comuni, in passato, non hanno avuto particolare fortuna e sono stati costretti da ricorsi e sentenze a fare marcia indietro.
Ma vediamo perché l’ordinanza comunale genovese potrebbe sopravvivere più facilmente alla giustizia amministrativa. E quali sono, invece, i suoi punti deboli.
Il caso Firenze. Nel febbraio 2021 il Tar di Firenze aveva bocciato un’ordinanza firmata dal sindaco Dario Nardella che aveva, appunto, imposto l’obbligo del casco sui monopattini elettrici. Il ricorso era stato presentato da Timove e Bit Mobility, due società che gestiscono il servizio di sharing dei monopattini. Il motivo della bocciatura andava ricercato nel Tuel, il testo unico degli enti locali, che spiega come in materia del codice della strada – salvo per i caratteri di urgenza – le ordinanze di mobilità sono di competenza dei dirigenti comunali, e non di sindaco e giunta.
La sentenza fiorentina arrivò negli stessi giorni in cui a Genova, nel quartiere di Marassi, Federica Picasso moriva a 34 anni mentre era alla guida del suo monopattino elettrico. Era il secondo incidente mortale di questo tipo in Italia dopo quello di Budrio del giugno precedente.
A Genova, dove proprio quella tragedia ha portato a un’accelerazione sul fronte normativo, l’errore procedurale non è stato fatto: l’ordinanza in vigore da oggi è firmata dal dirigente Valentino Zanin ed è quindi regolare da questo punto di vista. Un eventuale ricorso potrebbe puntare sull’influenza della giunta nella genesi dell’ordinanza ma avrebbe ben poche possibilità di essere vinto.
C’è però un altro punto critico relativo a questo tipo di ordinanze. Perché il Comune di Genova ha deciso di imporre velocità massima e casco a chi usa un monopattino elettrico ma niente di tutto questo è previsto per chi, ad esempio, si muove con una e-bike o con altri mezzi elettrici nell’ambito della mobilità dolce? Questa discrepanza potrebbe portare qualcuno a parlare di vessazione discriminatoria. Con il risultato, probabilmente, che l’ordinanza dovrebbe essere riscritta ed estesa anche ad altri tipi di veicoli “green”.
Non solo casco e velocità, altre regole. I monopattini elettrici possono essere condotti dal compimento del quattordicesimo anno di età e, dal punto di vista regolamentare, sono equiparabili alle biciclette. Devono essere provvisti di un campanello o di un segnalatore acustico e, dove esistenti, devono transitare sempre sulle corsie ciclabili mentre è sempre vietato circolare sui marciapiedi o contromano. Sul monopattino non si possono portare persone, oggetti o animali. Mezz’ora dopo il tramonto o in particolari condizioni atmosferiche di scarsa visibilità, occorre utilizzare dispositivi di illuminazione ed indossare un giubbotto o bretelle retroriflettenti.
Aveva fatto poca strada, invece, la proposta lanciata in consiglio comunale dal capogruppo di Fratelli d’Italia Alberto Campanella e che prevedeva di usare targhe o giubbottini di riconoscimento per chi guidasse un monopattino elettrico in modo da poter essere identificati e multati in caso di comportamenti pericolosi.