Genova. “Il Comune di Genova spaccia un po’ di vernice rossa come mobilità ciclabile ed una spolverata di elettrico come mobilità sostenibile”. Queste le parole di fuoco che l’associazione MobìGe rivolge all’amministrazione civica in merito alle scelte legate alla mobilità sostenibile, che sarebbero “lontane anni luce da una pianificazione seria”.
“Il Comune di Genova prosegue nelle sue cattive pratiche – scrive in una nota stampa l’Associazione Mobilità Genova – fatte di cancellazioni di corsie per i bus, nuovi spazi per auto e moto, nessuna scelta a favore della pedonalità con marciapiedi che cadono a pezzi in tutta la città e richieste di finanziamenti al Ministero per centinaia e centinaia di milioni di euro per un progetto – gli Assi di Forza – che farà viaggiare ancora peggio di adesso i cittadini genovesi sui mezzi pubblici”.
E le nuove corsie ciclabili? “Le strisce rosse tracciate, non essendo spazi riservati alle bici, difficilmente riusciranno a sviluppare la mobilità ciclabile e sono, al più, un aiuto a chi già oggi usa la bici (sempre in mezzo al traffico si deve andare). Ed è certo che non potranno essere trasformate non tanto in piste ciclabili ma neanche in corsie ciclabili; quindi in previsione non c’è alcun reale incentivo allo sviluppo della mobilità ciclabile. Come del resto certificano gli obiettivi del PUMS, che comporta un aumento dello 0,05% dello split modale a favore delle bici, dallo 0,06 allo 0,11%”.
Ma non solo: “Altrettanta apparente solerzia il Comune non ha avuto per il trasporto pubblico, visto che non ha tracciato le strisce gialle che chiediamo da oltre un anno e non ha nessuna intenzione di farlo. Eppure, sarebbe fondamentale e di estrema rilevanza anticipare la parte del progetto degli Assi di Forza che riguarda le nuove corsie riservate”.
Le critiche però non si fermano qua, e coinvolgono anche il nuovo pianeta delle vetture a trazione elettrica: “Qualcuno ci deve spiegare cosa c’entrino con la mobilità sostenibile. Sempre veicoli che occupano spazio sono. E la diminuzione degli inquinanti, sarà solo a livello puntuale in quanto si trasferirà dove l’energia elettrica verrà prodotta. Il punto non è il motore elettrico ma la fonte con cui l’energia viene prodotta: se verranno utilizzate fonti fossili e non rinnovabili l’inquinamento sarà invariato, anzi, un po’ si accrescerà per il terzo principio della termodinamica. E circa i cambiamenti climatici, non ci sarà alcuna diminuzione della CO2 emessa. Certo, costruttori di automobili e società di compravendita di energia sono molte contente di questa presa in giro della popolazione (e infatti, ci “regalano” centinaia di colonnine di ricarica), ma tutto questo non centra nulla con la mobilità sostenibile”.
Non ci sono solo critiche, l’associazione mette nero su bianco le sue proposte: “Si faccia da subito più trasporto pubblico tracciando le corsie gialle progettate, più zone a vantaggio dei pedoni con zone 30 e 20, aree pedonali, marciapiedi più larghi, tempi semaforici più lunghi per i pedoni. Si realizzino seri progetti di pedibus e bicibus, creando protagonismo nei bambini e nei ragazzi nella trasformazione del territorio attraverso il loro agire quotidiano. Deve essere realizzata una rete per le biciclette partendo dalla realizzazione di piste ciclabili nei punti nevralgici (e poi: corsie ciclabili, percorsi ciclopedonali, zone a ridotta velocità e aree pedonali)
Ma non solo: “Si organizzi la consegna delle merci in modo ecologico (tramite piccoli centri di smistamento locali) evitando di avere furgoni in ogni dove che consegnano un pacchetto alla volta; si limiti progressivamente lo spazio per la viabilità dei veicoli individuali a motore: sperare di fare mobilità sostenibile senza cambiare l’uso del sedime stradale è pura utopia e certa demagogia – e soprattutto – Si pianifichi un lavoro di lunga lena, visto che gli errori si sono accumulati a lungo negli anni, ma PUMS, PUM e PUT dovrebbero servire a questo”.