Un’attesa lunghissima. Sono passati infatti ben cinque anni dall’ultima apparizione degli azzurri in una competizione come Europei o Mondiali. Attesa lunga, per colpa della pandemia, certo, ma soprattutto per la “Caporetto” sportiva del novembre 2017, quando il tecnico genovese di allora, Giampiero Ventura, non riuscì a condurre la squadra alla “campagna di Russia”.
Città della Lanterna che, in un certo senso, sarà presente anche nei pensieri dell’attuale guida tecnica della Nazionale, che si appresta ad esordire a Roma contro la Turchia questa sera. Non potrebbe essere altrimenti quando in panchina siedono il commissario tecnico Roberto Mancini e il suo consigliere Gianluca Vialli. Trascorsi doriani, tra l’altro, anche degli assistenti allenatori Alberico Evani, Fausto Salsano, Attilio Lombardo e Giulio Nuciari così come dell’allenatore dei portieri Massimo Battara. “Siamo come la mia Samp”, ha detto Roberto Mancini nell’ultima conferenza stampa.
E non potrebbe essere altrimenti anche perché i gemelli del goal blucerchiati sono chiamati a scrivere un’altra pagina di storia sui generis. A conquistare, insomma, un qualcosa di eccezionale e di sopra le righe, definizioni che non si addicono di certo a una Champions per il Real o a uno scudetto della Juventus. L’Italia, un po’ per sfortuna – e forse per snobismo visto che la nostra casa è spesso stato il Mondiale – non ha un palmarès in termini di successi nei campionati europei che si addice a una squadra quattro volte campione del mondo. Grecia, Danimarca e Portogallo hanno vinto tanti Europei quanti noi, facendolo, tra l’altro, in tempi ben più recenti.
Mancini e Vialli sanno, proprio per i trascorsi con la Sampdoria, che l’imponderabile può diventare possibile quando c’è di mezzo un pallone da calcio, perfettamente e prevedibilmente sferico ma irrazionale in traiettorie e rimbalzi. Ne sono la testimonianza vivente. Non c’è da dubitare che si siano ricordati e presi a modello esempi della grande Samp di Mantovani, capace di mettersi dietro le big storiche del nostro campionato, in occasione dei discorsi per motivare la squadra. Tanto più che il cittì non ha mai fatto mistero di puntare al colpo grosso.
Non partiamo tra i favoriti. Se non fosse per Jorginho e Palmieri, bisognerebbe ritornare al 2010 per vedere giocatori italiani sollevare la Champions. Ne veniamo sì da un filotto lunghissimo di vittorie, ma non contro squadre di rango. Si parla bene della nostra Nazionale, ma spesso abbiamo fatto bene partendo tra le polemiche. Mancini e Vialli devono battersi anche contro questo adagio spesso ripetuto. Ma sanno come stupire. Lo hanno già fatto, proprio a Genova.