Genova. “Una furtiva lagrima” è l’aria più famosa dell’opera e una furtiva lacrima potrebbe sfuggire agli spettatori se il tenore che vestirà i panni di Nemorino saprà toccare le corde giuste durante l’esecuzione nel secondo atto. Tuttavia l’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti non è una tragedia, piuttosto un melodramma giocoso che affonda le radici in dinamiche tipiche della natura umana: l’amore apparentemente non corrisposto e i facili raggiri sfruttando i punti deboli delle persone, solo per citare ciò che salta subito agli occhi assistendo all’opera.
Il centenario della nascita di Emanuele Luzzati non poteva essere festeggiato senza riproporre una delle scenografie più celebri costruite per quel titolo: datata 1994 e ormai un classico nell’abbinamento con gli storici costumi di Santuzza Calì. L’Elisir sarà in scena dal 10 al 16 giugno al Teatro Carlo Felice a chiusura di una naturalmente ridotta stagione 2020-2021 (giovedì 10 giugno, venerdì 11 giugno, mercoledì 16 giugno 2021 ore 20, sabato 12, domenica 13 giugno 2021, alle ore 15).
Raccontare l’Elisir per chi scrive è come fare un tuffo nel passato, essendo la prima opera vista dal vivo in assoluto proprio al Carlo Felice, “responsabile” della folgorazione per la lirica pur non avendo avuto nessun tipo di formazione musicale.
La trama.
L’elisir d’amore si ispira alla vicenda raccontata nel “Le Philtre” di Daniel Auber, su libretto di Eugène Scribe, in voga a Parigi in quegli stessi anni. Due atti ambientati in un villaggio dei paesi baschi alla fine del XVIII secolo. Nemorino (tenore) è innamorato della bella e furba Adina (soprano) e non riesce a dichiararsi. Il suo rivale si chiama Belcore (baritono) un sergente alle prese col reclutamento di nuovi elementi, che invece non perde tempo e chiede la mano di Adina, ottenendo una risposta evasiva. L’arrivo in paese del “dottore” Dulcamara (basso), in realtà un ciarlatano, sembra fare al caso di Nemorino: il giovanotto gli chiede se possiede un filtro per fare innamorare le persone e il truffatore gli vende del semplice vino. Nemorino si ubriaca e ignora Adina, che per ripicca decide di accettare la proposta di Belcore.
Adina vuole aspettare che venga sera per celebrare le nozze, perche vuole che assista anche Nemorino, in modo da punirlo della sua indifferenza. Il giovane vorrebbe comprare un’altra bottiglia di elisir da Dulcamara, ma non ha i soldi e allora decide di arruolarsi.
Intanto la villanella Giannetta (soprano) sparge la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da un parente recentemente deceduto. Neanche lui lo sa, ma questa novità induce le ragazze del paese a corteggiarlo. Nemorino pensa sia l’effetto dell’elisir. La conseguenza? Dulcamara sospetta che allora l’intruglio funzioni, mentre Adina si ingelosisce.
Il dottore racconta ad Adina di aver venduto l’elisir d’amore a Nemorino e lei capisce di essere la sua amata. Una lacrima negli occhi della ragazza tradisce i suoi sentimenti e Nemorino capisce di essere ricambiato. La giovane gli rende il contratto di arruolamento, ma ancora non si dichiara. Ci riesce solo quando Nemorino dichiara di volersene andare. Belcore alla fine accetta di non sposarla, convinto di trovare altre ragazze da corteggiare, e Dulcamara si ritira trionfante e incredulo per il successo ottenuto dal suo improbabile elisir.
L’allestimento
L’allestimento, per la nuova regia di Davide Garattini vede Alessandro Cadario maestro concertatore e direttore salire sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Carlo Felice, preparato da Francesco Aliberti, protagonisti in scena i solisti dell’Accademia di alto perfezionamento per cantanti lirici del Teatro Carlo Felice, con la direzione artistica di Francesco Meli: un’occasione per vedere sul palco giovani davvero promettenti, a giudicare da ciò che abbiamo visto durante i concerti di riapertura.
La vicenda, piena di fantasia, di freschezza, viene esaltata dalla scelta di Luzzati di ambientare l’intera vicenda a cielo aperto, nel quadro di un’ambientazione classica: le quinte, il boccascena, un albero richiamano un’iconografia tipicamente ottocentesca, utilizzando semplici dispositivi (siparietti, al più) per ricreare le ambientazioni intimistiche, e sgombrano il terreno all’arrivo dirompente del carro-armadio di Dulcamara, che assolve al compito di dispiegare “telescopicamente” i diversi interni, in una contemporaneità di spazio e tempo che riporta alle fondamenta illusionistiche e favolistiche del linguaggio dell’opera.
“L’elisir d’amore, nel suo genere è una delle opera più perfette, scriveva Emanuele Luzzati nelle sue note sull’allestimento dello stesso titolo al Carlo Felice nel 2004: una musica leggera, ma senza mai cadute; un libretto spiritoso, frasi orecchiabili e poi punti di forza: uno nel primo atto con la cavatina di Dulcamara e l’altro nella celebre romanza, cavallo di battaglia di tutti i tenori leggeri “una furtiva lagrima”. Ed è con leggerezza e semplice efficacia che Luzzati risolve una mise en scène nata strutturata in una serie di tableaux vivants caleidoscopici, tra cui si insinuano riferimenti alla dimensione meta-teatrale, come attraverso la presenza in scena di una poltrona: quella su cui sedeva il nonno dello stesso Luzzati, per narrargli la storia di Nemorino e Adina, quella su cui si siederanno gli innamorati per condividere, oggi, i loro progetti e, un domani, i loro racconti e ricordi.
I brani celebri
Sono quattro le prime parti. C’è l’imbarazzo della scelta. Musicalmente Donizetti sceglie di presentare Belcore con suoni che ricordano le fanfare militari, mentre Dulcamara addirittura è introdotto dal coro, ma dà il meglio di sé nella sua cavatina “Udite udite o rustici“. Proponiamo Sesto Bruscantini al Metropolitan di New York nel 1981
A caratterizzare l’Elisir sono anche i numerosi duetti, come quello tra Nemorino e Adina “Esulti pur la barbara” (preceduto dalla scena precedente) quando lui si è ubriacato di “elisir”. Qui sul palco del Metropolitan Anna Netrebko e Matthew Polenzani.
Non poteva mancare l’aria più famosa: “Una furtiva lagrima“, che dà al sempliciotto e ingenuo Nemorino quel patetismo inarrivabile. Qui proponiamo la versione di Cesare Valletti che è particolarmente delicata e poco “muscolare” come si addice a un personaggio come Nemorino.
Cast
Adina: Claudia Muschio (10, 12), Alessandra Rizzini (11,13), Patricia Cavalche (16).
Nemorino: Nico Franchini (10, 12, 16), Davide Tuscano (11, 13)
Belcore: Alberto Bonifazio (10, 12, 16), Nicola Zambon (11, 13)
Dulcamara: Francesco Auriemma (10, 12, 16), Gabriel Wernick (11, 13)
Giannetta: Giulia Filippi (10, 16), Roberta Mancuso (11, 13), Gabriella Ingenito (12)