Genova. Una grande festa per sostenere i diritti civili e in particolare il ddl Zan, la legge più controversa del momento, ancora ferma in Parlamento per l’approvazione definitiva. Dopo un anno di sospensione a causa del coronavirus torna a Genova il Liguria Pride: niente corteo ma una manifestazione statica in piazza De Ferrari con musica e balli che ha visto la partecipazione di circa 10mila persone tra cui tantissimi giovani, ma anche famiglie con bambini. Tra le bandiere in prevalenza quelle arcobaleno ma anche quelle delle organizzazioni sindacali e politiche che hanno sostenuto l’iniziativa.
Presente a sorpresa anche il sindaco di Genova Marco Bucci, ancora convalescente dopo l’incidente domestico che lo costringe a portare un collare. Il primo cittadino ha incontrato gli organizzatori del coordinamento Liguria Rainbow a margine della piazza, confrontandosi soprattutto sul tema delle “famiglie arcobaleno” e delle coppie omo-genitoriali. Il Comune di Genova si è sempre opposto in sede legale al riconoscimento, vincendo anche una causa d’appello.

“Se non fossi qui non sarei il sindaco di tutti. È stato un ottimo dialogo – ha spiegato il sindaco Bucci ai giornalisti dopo il colloquio -. Hanno messo sul piatto alcune cose importanti, ora ci vedremo per fare un incontro. Sono contento di vedere tutta questa gente, è un bello spettacolo per la città. È tutto molto tranquillo e mi fa molto piacere perché anche ieri sera purtroppo abbiamo avuto una notte agitata in città e questo mi dispiace veramente perché ci costringe a prendere misure importanti. Questa è la dimostrazione che si possono fare le cose in maniera civile, a loro va il mio plauso”.
Bucci continua a sostenere che la posizione del Comune non è di tipo politico: “I riconoscimenti dal punto di vista legislativo devono essere fatti a Roma, l’amministrazione non ha il potere per fare queste cose. Noi facciamo tutto il possibile dal punto di vista sociale, inclusa l’assegnazione delle sedi per parecchie associazioni Lgbt, ma le modifiche legislative devono passare dal Parlamento. Chi ha riconosciuto famiglie omo-genitoriali ha infranto la legge. Nel momento in cui ci sarà la legge sarò il primo a farlo in maniera contenta”.
“Noi abbiamo vinto tutte le cause in primo grado e il Comune ha deciso di ricorrere in appello – ricorda Ilaria Gibelli, avvocata e membro del coordinamento Liguria Rainbow -. Una sentenza fa legge tra le parti, invece il Comune non ha voluto fermarsi lì e riconoscere i diritti delle famiglie. Ora alcune cause sono in Cassazione. Questi bimbi si trovano solo con un genitore ad affrontare ulteriori spese, ad affrontare adozioni speciali, quindi un minus rispetto alle famiglie eterosessuali. E questa è una scelta politica: il Comune di Genova non vuole riconoscere queste posizioni. Che il sindaco venga qua senza fascia e senza patrocinio vuol dire che non è il sindaco di tutti. Non mi sento di dire che ci sostenga e faccia politiche per noi”.
Temi locali ai quali fanno da sfondo quelli nazionali. “Siamo insieme a chiedere che il ddl Zan sia approvato dal Senato, così come è stato approvato dalla Camera – spiegano gli organizzatori – Se questa proposta di legge naufragasse, infatti, molte persone si sentiranno più vulnerabili, saranno più facilmente oggetto di intimidazione, scherno ed insulto, e questo perché le istituzioni avranno scelto di non tutelarle, di non riconoscere i loro diritti, in primis il diritto all’esistenza e alla pari dignità”.
Non si tratta per gli organizzatori di “questioni astratte, ideologiche o accademiche bensì azioni capaci di incidere significativamente nella vita delle persone: le unioni civili, ad esempio, hanno rappresentato per tante persone LGBT+ la legittimazione a non dover nascondere il proprio orientamento sessuale nel quotidiano personale e lavorativo. Alcune hanno usufruito del congedo per la luna di miele, tante si sono sentite accolte da parenti, colleghi e vicini di casa, quegli stessi a cui avevano, fino a quel momento, taciuto la propria identità”.