Genova. I giardini dove dava appuntamento agli amici e alle ragazze, dove aveva giocato interi pomeriggi, dove aveva deciso di far crescere anche suo figlio, Cesare – oggi uno splendido ragazzino dai capelli ricci – e che tante volte aveva fotografato. Perché Andrea Cerulli amava il “suo” quartiere, Granarolo, in modo viscerale ed è qui che sarà ricordato per sempre.
Andrea Cerulli è morto a 47 anni nel crollo di ponte Morandi, insieme ad altre 42 persone. La foto che circolò nei giorni successivi al disastro lo ritraeva abbronzato, con una maglia del Genoa – altra sua grande passione – e con il figlioletto sulle spalle. E’ stato proprio lui, Cesare, durante la cerimonia di intitolazione dell’area verde, oggi, a scoprire la targa con il nome del padre.
Tra le istituzioni presenti, oltre al vicesindaco di Genova Massimo Nicolò e al presidente del municipio Centro Ovest Michele Colnaghi, il questore di Genova Vincenzo Ciarambino e rappresentanti delle altre forze dell’ordine. Ma c’erano, soprattutto i colleghi di Andrea Cerulli, che lavorava in porto come camallo, i compagni di gradinata – il Genoa altra sua grande passione – e le donne della sua vita, Giovanna Donato, ex moglie e madre di suo figlio, e Barbara Bianco, la compagna con la quale aveva preso casa a Granarolo poco tempo prima dell’ultimo viaggio.
“Noi due qui assieme con gli amici di sempre e le persone del quartiere – hanno spiegato – è l’ennesima prova del miracolo di Andrea, il suo amore sarà sempre con noi”. Entrambe hanno ricordato il legame che Andrea aveva con Granarolo. Con loro anche “nonna Enza”, ancora addolorata ma piena di forze, con i suoi 93 anni, nel ricordare il nipote. I giardini si trovano in via Bianco, al capolinea della linea Amt 38.
Una cerimonia piena di commozione, anche nelle parole di Davide Serraino, presidente del comitato Rulli C’è, nato proprio per recuperare quei giardini abbandonati e intitolarli ad Andrea Cerulli. “E’ una promessa che ci siamo fatti tempo fa e che grazie alle istituzioni e alle associazioni del territorio come Arci (con un saluto al presidente scomparso poco tempo fa, Piero Chiapporino) o la società sportiva Gs Granarolo siamo riusciti a mantenere” ha spiegato. Poi ha citato le parole di una canzone, Amico, non senza ritrovarsi con la voce rotta dal pianto.
L’intitolazione è stata possibile anche grazie alla collaborazione tra Comune, Municipio e Prefettura. Sia per i passaggi in commissione toponomastica, dopo qualche intoppo burocratico, sia sulla velocizzazione dei passaggi (teoricamente tra la morte di una persona e l’intitolazione di una via o altro spazio dovrebbero passare almeno dieci anni).
Oggi quei giardini lasciati incolti sono un prato dove i bambini torneranno a giocare, con panchine nuove, aiuole ed erbe aromatiche, e un cuore di metallo che guarda verso il mare. “Cesare è stato il nostro capocantiere, è anche grazie a lui se i giardini sono venuti così bene”, sottolinea Davide Serraino scompigliando i ricci del ragazzo.