Genova. Un billboard lungo diversi metri con la scritta “Noi non ci stiamo” e oltre trecento persone in piazza a Genova, davanti al palazzo della prefettura, per dire no all’accordo tra Stato e Autostrade per la cessione delle quote di Aspi a Cassa Depositi e Prestiti che porterà al concessionario 9,5 miliardi.
Al presidio lanciato dal senatore ligure di L’alternativa c’è Mattia Crucioli (ex M5s) hanno aderito il comitato Ricordo vittime di ponte Morandi, partiti come Lista Sansa, Pd, M5s e Sinistra Italiana ma anche associazioni di cittadini e di consumatori. Non c’era il centrodestra e in particolare il presidente della Regione Giovanni Toti, con parole dure, ha spiegato perché.
Durante la manifestazione sono state raccolte le firme per un documento che chiede al governo di fare un passo indietro sulla trattativa. Documento che, però, non è stato firmato dai partiti al governo fra quelli presenti, Pd e M5s, ma che è stato sottoscritto a titolo personale da alcune figure come quella del vicepresidente del consiglio regionale Armando Sanna.

Il presidio di oggi rischia di essere una battaglia contro i mulini a vento? I giochi non sono ancora fatti? C’è margine affinché la protesta abbia un riscontro? “Crediamo di sì – afferma il senatore Crucioli – perché il contratto di passaggio tra Aspi e Cdp prevede una clausola sospensiva in base alla quale, in caso di mancata firma da parte del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti della transazione che dovrebbe mettere fine alla procedura di decadenza, entro i primi mesi del 2022, il contratto stesso non avrà effetto e le parti non avranno nulla da pretendere, quindi non è ancora detta l’ultima parola“.
“Le condizioni di questa transazione – continua Crucioli – sono talmente a favore del concessionario che vende che lo Stato non può non rendersene conto, la gente se ne sta rendendo conto infatti è scesa in piazza, e quindi speriamo che il governo non acconsenta a un regalo vergognoso a chi non ha manutenuto e custodito le infrastrutture che gli erano state affidate“.
Davanti alla prefettura anche Ferruccio Sansa, capo dell’opposizione in consiglio regionale, sostenuto dalla maggioranza giallorossa che ha portato avanti l’idea della trattativa e che, però, risponde alle critiche di Toti: “I liguri che hanno visto il disastro di Autostrade e che non sono stati difesi dalle istituzioni, noi vogliamo che Autostrade diventi pubblica ma che siano pagati zero euro e non 9,5 miliardi – attacca – non vogliamo dare 9,5 miliardi a chi gestiva il ponte Morandi quando è crollato uccidendo 43 persone, non vogliamo 9,5 miliardi a chi ha lasciato che ci cadessero in testa le gallerie e che i nostri ponti cadessero a pezzi come sulla gente di via delle Gavette, non vogliamo dare 9,5 miliardi a chi ha incassato 10 miliardi di dividendi e che ci lascia 10 miliardi di debiti dentro la società autostrade e 20 miliardi sul groppone di cantieri da fare, non possiamo pagare 9,5 miliardi per tornare in possesso di un bene che è già nostro“.

Secondo Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime del Morandi, “La concessione deve essere annullata all’origine – spiega – perché con la revoca sono venuti fuori gli indirizzi miliardari, con l’annullamento, che quello che noi vorremmo, noi non dovremmo alcun indennizzo, ed è questo su cui ci dobbiamo battere, i cittadini chiedono di essere ascoltati e che il governo prenda in considerazione quello che abbiamo da dire”. In piazza, tra gli altri, Emmanuel Diaz, la famiglia di Luigi Matti Altadonna e Paola, la madre di Mirco Vicini.
leggi anche

Partiti in piazza contro la vendita di Autostrade, Toti: “Dovrebbero chiudersi in casa dalla vergogna”

Bucci: “Genova sia risarcita da Autostrade con opere o denaro o il Comune sarà parte civile al processo”
