Genova. Il maxi progetto per coprire i bacini dei cantieri navali a Genova coi finanziamenti del recovery fund ha già trovato una serie di ostacoli che lo mettono in discussione. A sollevare perplessità è stato oggi l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono a margine di un convegno della Uilm: “Non sono d’accordo“, ha risposto alla prima domanda. Per poi correggere il tiro: “Sarei anche d’accordo, però qui bisogna vedere. Abbiamo l’aeroporto. Quello che è fattibile è fattibile, quello che non è fattibile ci arrangeremo per farlo con quello che abbiamo, come abbiamo sempre fatto”.
L’idea allo studio di Comune, Regione e Autorità Portuale è quella di attrezzare tutti i cantieri (quello di Sestri Ponente, ma anche Ente Bacini e le riparazioni navali) con un grande capannone che contenga le emissioni inquinanti. Solo per le coperture sarebbero necessari circa 200 milioni e su questo c’è già un’interlocuzione in stato avanzato col ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ma il progetto è molto più ampio e comprenderebbe anche l’elettrificazione delle banchine con pannelli fotovoltaici e una centrale per la produzione di idrogeno per un totale di circa 650 milioni.
I dubbi riguardano la presenza dell’aeroporto, che potrebbe sollecitare le solite rimostranze di Enac sull’interferenza col cono aereo, ma non solo. “Sui cantieri più grossi c’è un problema di impatto paesaggistico molto forte, stiamo valutando – spiega il presidente dell’Autorità di sistema portuale Paolo Emilio Signorini. Resta in piedi che faremo l’elettrificazione delle banchine, il fotovoltaico e comunque la copertura di alcuni capannoni sulle aree dei lavori in banchina. Questo vale per Ente Bacini e anche per Sestri Ponente”.
Il modello si ispira alle città del Nord Europa, ma Bono ricorda che le caratteristiche della Liguria sono diverse: “I nostri cantieri sono in mezzo alle città, qua addirittura vicino all’aeroporto. In Nord Europa lavorano meglio, in Germania hanno un solo cantiere. Quindi per forza di cose abbiamo delle diseconomie rispetto a loro, poi noi le abbiamo trasformate in vantaggi facendo navi di tutte le dimensioni”.
“Stiamo discutendo ancora, le decisioni non sono prese – frena però il sindaco Marco Bucci -. Certamente è una sfida grossa quella della copertura dei cantieri. I motivi sono due: il primo è azzerare le emissioni inquinanti quando si fanno saldature e sabbiature, l’altro è avere supporti su cui mettere i pannelli solari per fornire energia. Ma il secondo punto può essere risolto anche in altro modo”.
L’obiettivo primario, ancora più delle coperture sui cantieri, sarebbe ottenere 120 megawatt di potenza sulle banchine con pannelli solari. “Se riusciamo ad averla comunque siamo a posto, non c’è bisogno di coprire – conferma Bucci -. Per le sabbiature o altro, se queste cose non si fanno non c’è bisogno della copertura dal punto di vista ecologico. L’importante sarà creare attorno al bacino fondamenta in grado di sostenere una struttura se ce ne fosse bisogno. E poi vedremo se farla o no”.
In tutto questo il vero interrogativo è se arriveranno o meno i fondi necessari. Al di là degli incontri e delle sollecitazioni arrivate dallo stesso Cingolani non ci sono certezze. Ma Bucci è ottimista: “Per adesso sappiamo che devono arrivare, anche se non sono ancora arrivati. Non ho nessuna informazione che ci dice che non arriveranno. È un progetto fantastico”.