Genova. “L’ho fatto e la cosa non ha avuto particolare successo e non mi sembrava utile intervenire pubblicamente per non aumentare la tensione”. Così il ministro del lavoro Andrea Orlando, a margine del vertice in prefettura, ha risposto a chi gli ha chiesto perché non è intervento sulla richiesta ad Arcelor Mittal di sospendere la cassa integrazione in attesa quantomeno dell’incontro di oggi.
“È evidente che tra le priorità della proprietà attuale non c’è quella di far diminuire la tensione sociale – ha aggiunto Orlando – Non credo che dare la notizia pubblica avrebbe migliorato il clima. Ho chiesto che si soprassedesse e la richiesta dei sindacati e dei lavoratori dell’Ilva non è stata accolta. Siamo nell’ambito del galateo istituzionale. Quando si passerà a valutare la congruità del provvedimento, cosa che il ministro può fare solo dopo che la cassa è stata attivata con le risorse proprie vedremo se ci sono gli strumenti per contestare quella scelta”.
Orlando stamani alla presenza di Fim e Uilm (la Fiom ha disertato l’incontro giudicandolo tardivo), del sindaco Marco Bucci e del governatore Toti ha parlato del futuro e della strategicità dell’acciaio e dello stabilimento genovese.
Inoltre il ministro alla domanda “Cosa dirà ai lavoratori rsu?” risponde: “Quello che ho detto alle rappresentanze sindacali qui, cioè che c’è la volontà del Governo di investire sull’acciaio, che lo stabilimento di Genova mantiene una dimensione strategica e che saremo impegnati a mantenere questa dimensione.”
Infine per quanto riguarda il suo mancato intervento nei giorni scorsi, carichi di tensione e di cui i sindacati hanno chiesto conto, afferma: “L’ho fatto e la cosa non ha avuto particolare successo e non mi sembrava utile per aumentare la tensione, è evidente che tra le priorità della proprietà attuale non c’è quella di far diminuire la tensione sociale. Non credo che rendere la notizia pubblica avrebbe migliorato il clima. Ho chiesto che si soprassedesse: ma non è stata accolta. Siamo nell’ambito del galateo istituzionale, quando si passerà a valutare la congruità del provvedimento, cosa che il ministro può fare solo dopo che la cassa è stata attivata con le risorse proprie, vedremo se ci sono gli strumenti per contestare quella scelta”.
Il prefetto di Genova, Renato Franceschelli, ha quindi affermato che “Dichiarare uno stato di agitazione di per sé può voler dire tutto e niente, dipenderà da quali sono le azioni pratiche che decideranno di mettere. Mi auguro che il buonsenso prevalga e che se correttezza istituzionale non c’è stata da parte dell’azienda nell’attesa della riunione dell’8 mi auguro che da parte sindacale invece ci sia, pur mantenendo l’attenzione ci sia la disponibilità ad aspettare. Il ministro oggi mi sembra sia stato molto chiaro sull’impegno del governo a presentare in quella sede un piano industriale degno di questo nome e mi auguro che tutti abbiano questa predisposizione all’ascolto.
Sul chi va là i sindacati: “Al Ministro Orlando abbiamo evidenziato che la richiesta di CIGO non rispecchia l’andamento del mercato ed è incongrua vista anche la particolarità del nostro sito, unico a produrre la banda stagnata – scrivono Cisl e Fim Liguria – I lavoratori non devono pagare le inefficienze dell’azienda, ma devono poter lavorare. Alle parole devono ora seguire i fatti, verificheremo passo dopo passo gli impegni presi dal Ministro Orlando e dal Governo”.
Una volta arrivato in fabbrica, a Cornigliano, per incontrare i sindacati Orlando è stato oggetto di fischi da parte dei lavoratori. Il coro “vergogna”, che già lo aveva accolto all’ingresso all’Ilva ha accompagnato anche l’uscita del ministro. A questi cori, ha detto il ministro interpellato dai giornalisti, “bisogna rispondere con i fatti”. Orlando ha detto di aver “spiegato la nostra posizione ai lavoratori” e di aver “ascoltato le loro ragioni”.