Genova. Giorno decisivo, almeno sul piano formale, quello di domani per l’ex Ilva. Domani infatti, seppur con il nodo del bilancio ancora da sciogliere, si insedierà il nuovo cda di Acciaierie d’Italia, la nuova azienda pubblico-privata che gestirà tutti gli stabilimenti ex Ilva ed ex Arcelor Mittal. E forse, per la prima volta, il Governo potrà la propria sulla gestione degli stabilimenti dopo aver versato nelle casse della multinazionale Arcelor Mittal ben 400 milioni.
Sul passaggio tanto atteso, soprattutto dai sindacati che chiedono al Governo di uscire dallo stallo dell’attuale gestione, resta il nodo del bilancio 2020 che tuttavia, potrebbe essere approvato dai soli consiglieri ex Arcelor a maggioranza senza il via libera dei nuovi soci di Invitalia (che fa capo al Mise).
Nel nuovo consiglio, come è noto, la parte pubblica avrà tre amministratori su sei (Franco Bernabè presidente, Carlo Mapelli e Stefano Cao). L’insediamento del Cda è atteso per superare la situazione di stallo che si trascina da settimane e che dovrebbe essere superata grazie alla sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la decisione del Tar che disponeva la fermata dell’area a caldo in ottemperanza a una ordinanza del sindaco di Taranto.
I sindacati, a Genova soprattutto dopo le proteste della scorsa settimana, ma anche a Novi ligure e a Taranto, attendono l’incontro fissato per l’8 luglio al Mise. A Taranto la procedura coinvolge un massimo di 4mila unità per un periodo presumibile di 12 settimane. A Genova quasi mille mentre il mercato chiede acciaio.
Ieri il ministro del lavoro Andrea Orlando, uscendo dal vertice in Prefettura ha detto che “c’è la volontà del Governo di investire sull’acciaio e lo stabilimento di Genova mantiene una dimensione strategica e saremo impegnati a mantenere questa dimensione”. Dopo le parole, dovrebbero arrivare i fatti, come lo stesso ministro Orlando ha annunciato dopo le contestazioni di ieri a Genova.