Notti magiche europee

Euro 2020, l’Italia “leggera” come il tacco di Roberto Mancini agli ottavi sfiderà l’Austria

L'Austria si è imposta per 1 a 0 sull'Ucraina e ha conquistato il secondo posto nel girone, si giocherà sabato alle 21 a Wembley

Tacco Roberto Mancini

“Giochiamo a uno o due tocchi, abbiamo una serie di belle facce, giochiamo un calcio offensivo che abbiamo avuto poche altre volte nella storia. Abbiamo anche dei giocatori che si fanno amare dal pubblico”.

Una descrizione perfetta per rappresentare l’Italia che abbiamo ammirato in occasione delle tre partite del girone. Collettivo con automatismi da club, gioco d’attacco organizzato ma sempre con un occhio all’equilibrio e un gruppo unito di “bravi ragazzi”, pronti a farsi da parte per il compagno e determinati a incidere quando chiamati in causa. Con il Galles, infatti, le seconde linee, se così possiamo chiamarle, hanno dato risposte più che confortanti.

In realtà, come avranno notato i fan più attenti, l’incipit dell’articolo non è altro che la trascrizione di un passaggio di “Storie Mondiali” del giornalista Federico Buffa. La puntata è quella riferita a Italia 1990. C’era Mancini. Un’analogia che non pare soltanto una delle tante suggestioni giornalistiche, ma bensì un qualcosa di cui gli stessi giocatori sembrano rendersi conto. Sono stati loro a intonare “Notti Magiche” al rientro in hotel dopo il successo contro il Galles. Altro riferimento a una grande Italia è la giacca del completo di Roberto Mancini, una tinta chiara che ricorda quella di Bearzot nel 1982.

Proprio ieri, un’immagine del commissario tecnico della Nazionale ha fatto il giro del web. Roberto Mancini ha colpito di tacco un pallone diretto verso la panchina. Il colpo di tacco è per antonomasia sinonimo di ricerca del bello e di uno spirito leggero, nel senso che Italo Calvino ha dato al termine “leggerezza” in Lezioni americane, ovviamente senza pensare al calcio.

Per Calvino, “la leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso”. L’Italia non specula sul risultato pensando soltanto a difendersi e sperando nell’episodio risolutore. La Nazionale si fa apprezzare per la precisione nel palleggio e per la capacità di andare in verticale, attaccando con decisione l’area avversaria. L’azione che meglio si presta come immagine per questo concetto è quella del primo goal di Locatelli contro la Svizzera. Lancio del centrocampista del Sassuolo per il compagno di club Berardi, che punta dritto l’area e mette in mezzo per lo stesso Locatelli che scaraventa la palla in rete. Tre tocchi e una conduzione di palla precisi e decisi.

Inoltre, “leggerezza” significa al contempo “essere un passo avanti rispetto a chi rincorre l’eccesso”. E in effetti questa Italia del palleggio non ricerca un gioco barocco né il ghirigoro poco funzionale. L’impressione è che tutto sia funzionale alla ricerca del risultato e che non vi sia quella “crociata ideologica” che spesso manda all’aria i piani di allenatori integralisti e delle rispettive squadre. Gli Azzurri hanno lasciato alla Svizzera un due per cento in più di possesso palla, ma in ben pochi se ne sono accorti. Cosa si fa con il pallone tra i piedi vale di più rispetto a quanto tempo lo si tiene.

Sabato saremo di fronte all’Austria. Per la prima volta non si giocherà a Roma. A Wembley, uno dei templi del calcio, sarà importante mettere nella valigia l’entusiasmo e l’atmosfera creati nella capitale, ben consapevoli che se si smetterà di incrementare il record di risultati utili consecutivi finirà anche il sogno europeo.

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