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Etichettatura, Coldiretti: “Necessaria indicazione della data di cattura per garantire tracciabilità”

Ieri alla Camera confronto sul Testo unico sull'ittico

pesca

Genova. Valorizzazione della produzione ittica locale e dei 350 km di costa ligure, salvaguardia dell’ambiente marino e tutela della salute del consumatore: tutto ciò passa attraverso l’etichettatura del pescato, che deve essere il più chiara e completa, riportando anche la data di cattura, in modo da rendere immediatamente identificabile il pesce locale rispetto a quello che arriva dall’estero, di qualità e freschezza sicuramente inferiore.

È quanto afferma Coldiretti Liguria a seguito del confronto avuto ieri alla Camera dei Deputati sul Testo Unico sull’Ittico, che sostiene, fra le altre cose, l’introduzione della data del pescato in etichetta, promossa e fortemente voluto dall’onorevole ligure Matteo Viviani.

“La tutela della nostra produzione – afferma Daniela Borriello, Responsabile Coldiretti Impresa Pesca Liguria – non può prescindere da una corretta e trasparente etichettatura, che conceda al consumatore la possibilità di fare una scelta di acquisto consapevole. La data del pescato è un indicatore fondamentale della freschezza e genuinità del prodotto, oltre ad essere un dato fondamentale per far fronte alla concorrenza del pesce estero, che nuoce enormemente alle nostre marinerie, le quali, nonostante le difficoltà legate al periodo, hanno continuato a portare a terra il nostro pescato a miglio zero freschissimo e direttamente disponibile. Non bisogna dimenticare che per il pescato come per i prodotti agricoli di terra, esiste una stagionalità ben precisa e che non esistono solo orate e branzini: il nostro mare ci fornisce tutto l’anno numerose varietà di pesci, magari meno conosciuti ma dalle grandi proprietà e qualità. Quindi anche per valorizzare il cosiddetto “pesce povero” locale e di stagione, è necessario garantire sempre tracciabilità dell’origine, non solo alla produzione o all’immissione nella filiera, ma bensì lungo tutta la catena alimentare, compresi i prodotti lavorati e importati.”

“In Liguria – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – sono quasi 500 le imbarcazioni che, nonostante la situazione, continuano a portare avanti questo mestiere, che valorizza la produzione locale e tutela l’ambiente marino, ma gli effetti combinati del surriscaldamento, dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante continuano a mettere a rischio il futuro del comparto. A peggiorare ulteriormente la situazione ha contribuito la pandemia, con il crollo degli acquisti di pesce da parte della ristorazione, che ha portato in Liguria a riduzioni del fatturato medie per le attività di pesca del 25% (con punte anche del 55%)”.

“Il risultato è stato, a livello nazionale, un crack da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti. Un calo che non è stato compensato dall’aumento degli acquisti domestici del 6,7%, dal momento che, ad essere premiati sono stati soprattutto i consumi di prodotto surgelato. Peraltro proprio il prodotto surgelato è quello che dà minori garanzie rispetto all’origine, considerato che in 9 casi su 10 arriva dall’estero. L’introduzione della data del pescato è quindi fondamentale per il lavoro dei nostri pescatori e per la salute dei cittadini e può contribuire alla riduzione dell’arrivo dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori”.

“Il nostro consiglio è quello di preferire sempre pesce freschissimo appena pescato, portato a terra dai nostri pescatori che svolgono anche una nobile funzione di “spazzini del mare”, eliminando rifiuti che troppo spesso incautamente vengono abbandonati, il tutto a tutela dell’ambiente marino”, concludono da Coldiretti.

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