Genova. Come ogni anno, il 30 giugno, Genova celebra la Resistenza che le è valsa una medaglia al valore e l’antifascismo come valore fondante della Costituzione. “Ricordare vuol dire portare avanti quei valori che i partigiani di allora prima e i giovani con le magliette a strisce poi hanno preso in mano già allora, impedendo una svolta a destra pericolosa” dice il presidente dell’Anpi Genova Massimo Bisca prima della partenza del tradizionale corteo organizzato insieme alla Cgil.
Una manifestazione che è occasione per una riflessione sull’oggi a partire dalla situazione del mondo del lavoro. “Per portare avanti quei progetti e quei valori – prosegue Bisca – occorre prima di tutto difendere la dignità del lavoro e delle persone e la partecipazione visto che c’è un tentativo di comprimerla concentrando tutto negli esecutivi”.
Per il presidente dell’Anpi è necessario fare attenzione “a chi vuole riscrivere la storia come il capogruppo di Cambiamo! in consiglio regionale che ha come punto di riferimento Almirante che era un fucilatore di antifascisti, che ha firmato il documento sulla razza, che ha votato contro la Costituzione e non ha mai rinnegato il passato e difendere la Costituzione significa anche ricordare al presidente Toti che quando i lavoratori dell’Ilva scioperano difendono i loro diritti che non sono privilegi o alla sindaca di Savona che parla di Pertini solo come avvocato, ricordare le scelte che fece Pertini a partire dal discorso memorabile che il 28 giugno del 1960 fece proprio qui in piazza della Vittoria”.
Per il segretario della Camera del lavoro Igor Magni essere in piazza oggi “vuol dire trasmettere la memoria dei fatti di allora ricordando che da quel 30 giugno del 1960 ci furono una serie di manifestazioni in tutto il Paese che hanno avuto come esito non solo la caduta del governo Tambroni ma anche l’avvio di una fase che ha portato lavoro e grandi conquiste sociali compreso lo statuto dei lavoratori”.
Oggi il mondo del lavoro è completamente cambiato: “Dobbiamo riconquistare diritti perché c’è un mondo del lavoro frammentato che noi dobbiamo unire riducendo il numero dei contratti collettivi nazionali che devono essere applicati erga omnes limando una serie di contratti pirata, facendo una legge che consenta di eliminare i sindacati gialli, facendo le riforme che consentano di utilizzare bene i fondi del recovery fund che possono consentire per la prima volta una vera crescita sociale”.
Il corteo, oltre 500 i manifestanti (e oltre mille per gli organizzatori) partito da piazza della Vittoria si è fermato sotto il ponte monumentale per la deposizione delle corone ai partigiani, poi in largo Pertini presso la targa commemorativa che lo ricorda. A seguire Piazza De Ferrari con interventi di lavoratrici e lavoratori, studenti, Cgil e Anpi. A concludere la manifestazione il veterano dell’antifascismo genovese, Giordano Bruschi, il partigiano Giotto.
E’ stato lui a tracciare la linea di continuità tra le battaglie di allora contro “la ferocia del fascismo” e quelle di oggi “con i fascistelli in doppio petto che ieri hanno votato contro l’intitolazione di una strada a Fulvio Cerofolini”. “Allora lottavamo contro gli invasori ma gli invasori ci sono ancora e sono più temibili” ha detto ricordando la la battaglia dei lavoratori dell’ex Ilva e in generale il ruolo delle multinazionali nello sfruttamento del lavoro. Bruschi ha ricordato il presidente “Pertini che con Terracini fu quello che fece più carcere sotto il fascismo e che fu uno degli ispiratori del 30 giugno”.
Bruschi ha ricordato anche il suo 30 giugno “con quell’immersione nella vasca di De Ferrari a opera della celere di Padova che poi fu sconfitta dai portuali e dai metalmeccanici” e tra migliaia di persone in piazza quel giorno ha ricordato “quel ragazzo che abitava in via Sertoli, un portuale, di quello che allora chiamavano gli occasionali e che diresse la lotta di piazza Banchi. Quel ragazzo era Paride Batini.