Conseguenze

Viadotto chiuso ai tir in A12, i trasportatori: “Danno enorme equivalente a ponte Morandi”

Costi raddoppiati per evitare la chiusura, Tagnochetti (Trasportounito): "Pronti a 5 giorni di fermo totale dell'autotrasporto in Liguria"

tir coda autostrada
(Foto Giancuriazzo Orazi - Facebook)

Genova. Per evitare il divieto di transito sul viadotto Valle Ragone dell’autostrada A12, da ieri chiuso ai mezzi sopra le 3,5 tonnellate dopo le ispezioni ministeriali, bisogna allungare il percorso di 180 chilometri. Per un camion significa circa 300 euro in più a tratta, cioè raddoppiare il costo di trasporto. Sta in questi numeri la rabbia dei trasportatori liguri penalizzati dall’ennesima chiusura e pronti a una protesta senza precedenti: uno stop totale dell’autotrasporto per cinque giorni.

Ad oggi i tir sarebbero obbligati a uscire a Lavagna o a Sestri Levante, a seconda della direzione, per immettersi in Aurelia e percorrere le gallerie di Sant’Anna. “È un problema enorme, una complicazione molto seria alla nostra produttività – spiega Giuseppe Tagnochetti, coordinatore ligure di Trasportounito -. Transitare coi mezzi pesanti sul lungomare di Lavagna è una soluzione che difficilmente potrà essere accettata anche dai sindaci di quel territorio. Ci sono problemi di sicurezza, due camion che si incrociano in Aurelia devono fare molta attenzione, si interferisce col traffico pedonale in un’area turistica. Sarebbe inammissibile“.

E quindi già in queste ore le aziende si stanno organizzando per bypassare l’autostrada A12 facendo il giro alto: da Genova A7 verso Milano, quindi A21 verso Parma e A15 per ridiscendere alla Spezia. “Dal punto di vista logistico è un danno equivalente al crollo di ponte Morandi, facendo ovviamente tutte le differenze in termini di vite umane – osserva Tagnochetti -. Per un viaggio andata e ritorno vorrebbe dire 600 euro in più ogni camion, il doppio del normale. In pratica il trasporto non è più sostenibile, perché non il rincaro non sarà mai ripagato da chi spedisce la merce”. In altri termini, a queste condizioni, sarebbe conveniente annullare le consegne.

La tratta Genova-La Spezia è più frequentata di quanto sembra: “È una tratta molto importante per la merce destinata ai porti perché c’è un continuo scambio operativo da parte delle flotte con triangolazioni su Lombardia e Piemonte”, spiega Tagnochetti. Ma il problema non riguarda solo i trasporti a lunga distanza. La limitazione a 3,5 tonnellate esclude una larghissima fetta di veicoli, tra cui i furgoni che consegnano i prodotti alimentari e alcuni corrieri. Significa che l’intero settore del trasporto merci, tranne rare eccezioni, sarà escluso dal transito su quel tratto autostradale tra Lavagna e Sestri Levante. Fino a quando, non si sa.

Per i trasportatori piove sul bagnato. Dopo mesi di emergenza ininterrotta per i cantieri su viadotti e gallerie, ieri in A10 si è verificato un incidente che ha visto coinvolti 3 tir, per fortuna senza feriti gravi, con ripercussioni devastanti sul traffico. “È la conseguenza del fatto che operare con veicoli pesanti in condizioni del genere è difficile e può causare problemi di sicurezza molto gravi“.

Ed è anche per questo che la risposta del settore potrebbe essere eclatante: “La situazione era già inaccettabile – riflette Tagnochetti -. Ora con le altre associazioni stiamo valutando una forma di protesta unitaria: cinque giorni di fermo dei servizi di autotrasporto in Liguria. Anche perché non stanno arrivando risposte sui ristori, non c’è alcun impegno da parte del Governo. Nel 2020 abbiamo terminato i ristori del Morandi, il ponte è stato ricostruito ma i disagi sono rimasti e dal punto di vista logistico equivalgono alla mancanza del Morandi. Intere tratte sono inibite e questo provoca improduttività ed extracosti. Qualcuno ora se ne deve assumere la responsabilità”.

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