Genova. Altro che vaccinazioni a pieno regime: la scorsa settimana il 50% dei posti disponibili negli hub sul territorio della Asl 3 per le persone nella fascia d’età 60-79 anni non è stato prenotato da nessuno. E lo stesso accadrà questa settimana: il sistema erogherà circa la metà delle dosi che potrebbe garantire visto che per l’altra metà non ci sono richieste. Sono gli effetti tangibili della psicosi AstraZeneca, vera spina nel fianco della campagna di immunizzazione contro il Covid, un calvario che dovrebbe concludersi grazie alla decisione dell’Unione Europea di non rinnovare più il contratto con l’azienda per la fornitura.
“La settimana scorsa in particolare e nei prossimi giorni il numero di prenotati sui vari poli vaccinali, sia pubblici sia privati, si è ridotto rispetto alla potenzialità – spiega Lorenzo Sampietro, direttore socio-sanitario dell’Asl 3 -. In quest’ultima settimana circa il 50% dei posti disponibili non sono stati prenotati pur essendoci il 50% delle persone nella fascia 60-69 anni che potrebbe farlo. I 70-79enni hanno dato un esito migliore, circa il 60% di loro ha prenotato”.
Sulle prenotazioni a livello regionale è impossibile avere dati precisi perché Liguria Digitale, che ogni giorno fornisce i dati ad Alisa e alla Regione, tiene conto delle categorie di rischio e quindi considera gli ultrafragili come gruppo a sé stante. Basti pensare, tuttavia, che nella fascia 60-69 anni, su 201.514 persone censite in Liguria (dati Istat del 2019) solo 71.974, cioè il 35,7%, hanno prenotato per “diritto anagrafico” attraverso i vari canali a disposizione. Anche volendo sommare ultrafragili e ospiti delle Rsa, difficilmente si supera la metà della popolazione di riferimento.
La diretta conseguenza è che spesso i vaccinatori cercano con urgenza persone disponibili a ricevere le dosi avanzate a fine giornata perché c’è chi, sebbene prenotato, non si presenta oppure rifiuta il vaccino una volta arrivato sul posto. “La procedura di riferimento per le liste di riserva – spiega Sampietro – prevede che in primis vengano chiamati i pazienti in agenda per i giorni successivi. Peschiamo anche dalle liste caregiver, come da indicazioni della Regione, ma queste persone hanno già un percorso dedicato. E spesso capita che si faccia fatica a trovare qualcuno”.
Che la colpa sia da imputare alla brutta fama di AstraZeneca non ci sono dubbi: “Questi vuoti si vengono a creare perché c’è molta disaffezione verso questo vaccino – continua Sampietro -. La fiducia ormai è venuta a mancare, che sia giustificato o meno. Ritengo che sia comunque un buon vaccino, ma tra l’utenza c’è confusione e questo ci sta creando qualche problema”. Per fortuna il rischio di dover buttare via dosi è molto basso: “Ogni sera sulla base delle prenotazioni ricevute in ogni punto vaccinale decidiamo quante dosi preparare, e comunque sono utilizzabili anche il giorno dopo”.
Nonostante la perdita di efficienza, al momento la Regione non ha intenzione di cambiare le carte in tavola. “Noi dobbiamo utilizzare tutti i vaccini che arrivano – argomenta il presidente Giovanni Toti -. Avremmo comunque una scorta di vaccini che si accumulerebbe. C’è un po’ più di lentezza sui vaccini AstraZeneca, ma la settimana scorsa sono state fatte 79mila dosi di vaccino, esattamente la programmazione che avevamo. Per il momento le consegne previste da qua ad agosto, quindi tenuto conto dei richiami, e le prime dosi previste nella programmazione regionale sono in equilibrio”.
Nei giorni scorsi il fenomeno era stato documentato anche dal consigliere regionale Ferruccio Sansa che aveva pubblicato due scatti dell’hub della Fiera: la parte gestita dai privati con molte persone in attesa, quella gestita dalla Asl vuota. “La resa della sanità pubblica in due foto – il commento -. Ieri nell’hub i privati (qui operano tra l’altro 70 persone della società Villa Montallegro che ha sostenuto Toti in campagna elettorale) hanno vaccinato 1.191 persone. Gli 83 operatori pubblici presenti ne hanno vaccinato appena 603. La metà. Perché?”.
La risposta, al di là delle polemiche, sta proprio nel diverso tipo di farmaco somministrato: i privati fin dall’inizio hanno vaccinato gli ultrafragili con Pfizer e Moderna, mentre il personale della sanità regionale si è occupato degli unici che potevano ricevere AstraZeneca: le persone nella fascia 60-79 anni. “Perché al pubblico viene lasciato l’AstraZeneca mentre il privato somministra Pfizer?”, è la domanda con cui Sansa conclude il ragionamento.
“Ma da giovedì si aprirà agli insegnanti e ci sarà un sistema assolutamente misto – controbatte Toti -. Non ci sarà una differenza tra pubblico e privato. Dove ci sarà più spazio i vaccini verranno programmati prima. Il sistema di Liguria Digitale ragiona secondo l’età (più o meno di 60 anni) e col primo slot disponibile”.
Un’impasse che teoricamente potrebbe risolversi con lo stop alle forniture AstraZeneca dopo giugno deciso dall’Ue. Le dosi in arrivo in Italia saranno perlopiù accantonate per garantire i richiami, mentre il vaccino anglo-svedese verrà sostituito gradualmente da Johnson & Johnson (le previsioni per maggio per la Liguria sono salite da poco più di 4mila a oltre 33mila dosi) e probabilmente dal tedesco Curevac – che funziona a mRna come Pfizer e Moderna – per cui si attende a breve l’approvazione dell’Ema.
Ma la Liguria ha stabilito che al momento la programmazione non cambia e si andrà avanti a somministrare prime dosi AstraZeneca. E quindi è lecito aspettarsi che le prenotazioni siano destinate a non decollare ancora.