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Vaccino AstraZeneca, Pfizer o Moderna: cosa cambia per chi deve fare il richiamo in Liguria

Per Pfizer e Moderna la seconda dose arriverà dopo 42 giorni, per AstraZeneca non cambia nulla

vaccino covid

Genova. Sono 462.750, secondo i dati del bollettino di ieri, i liguri in attesa di ricevere la seconda dose dal vaccino anti-Covid quando sono passati ormai più di cinque mesi dall’inizio della campagna di immunizzazione. Di questi 326.873 hanno ricevuto un vaccino a mRNA (Pfizer o Moderna), gli altri 135.877 si sono sottoposti all’iniezione di una dose AstraZeneca. E con le ennesime modifiche delle raccomandazioni sanitarie, le questione del richiamo (che peraltro dà diritto a ottenere il green pass per viaggi e non solo) è diventata ancora più incerta.

La vera novità riguarda chi è stato vaccinato con Pfizer o Moderna. Una circolare emessa la scorsa settimana dal ministero della Salute indica che è “raccomandabile” posticipare il richiamo alla sesta settimana dalla prima dose. Finora la seconda dose veniva fissata a 21 giorni (tre settimane) dalla prima somministrazione, ma con le nuove disposizioni il tempo raddoppia e passa a 42 giorni, quasi un mese e mezzo. Adesso anche la Liguria si è adeguata a quelle indicazioni.

La ragione della scelta l’ha spiegata il comitato tecnico scientifico: “Rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati che, per connotazioni anagrafiche o patologie concomitanti, sono a elevato rischio di sviluppare forme di Covid-19 gravi o fatali”. In altre parole, raddoppiando l’intervallo di tempo tra un’iniezione e l’altra si avrà a disposizione il doppio delle fiale per le prime dosi.

Secondo gli esperti “la somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria” e “la prima somministrazione di entrambi i vaccini a RNA conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia Covid-19 grave in un’elevata percentuale di casi (maggiore dell’80%)”.

Cosa cambierà in concreto per chi ha già una prenotazione per il richiamo con Pfizer o Moderna? Nei prossimi giorni le Asl, a seconda delle disponibilità di dosi e di slot per vaccinarsi, potrebbero contattare i cittadini chiedendo di posticipare la somministrazione di tre settimane. Da quello che ha spiegato Alisa, però, nessuno sarà obbligato. Chi invece deve ancora ricevere la prima dose, sappia già che la seconda verrà somministrata esattamente 42 giorni dopo.

In realtà potrebbe esserci qualche eccezione. Dopo l’incontro di martedì col generale Figliuolo e i presidenti delle Regioni, il presidente Giovanni Toti ha riferito che “per alcune categorie considerate più fragili a giudizio del sistema medico il richiamo si può continuare a fare dopo 21 giorni, per tutti gli altri è raccomandato e auspicabile lo spostamento a 42″. Una valutazione che è ancora in corso dopo che la direttrice di Pfizer Italia Valeria Marino ha consigliato di attenersi alla disposizione iniziale dei 21 giorni.

Si tratterà principalmente di pazienti ultravulnerabili in condizioni molto particolari. “È possibile che, su richiesta del medico curante o dei centri che prendono in carico i pazienti, per alcune categorie vi sia una riflessione – ha aggiunto Toti – È chiaro che si tratta di pochi elementi di nicchia, un esempio di scuola è l’incompatibilità tra il vaccino e le cure per pazienti oncologici o alcuni esami. Per il resto ci atteniamo alle raccomandazioni delle istituzioni nazionali, sarà poi Aifa ad avviare coi medici eventuali ulteriori riflessioni”.

Molti dubbi riguardano invece chi ha già ricevuto una dose AstraZeneca dopo la decisione della Commissione Ue di non rinnovare il contratto di fornitura che prevede consegne fino a giugno. Ci saranno abbastanza dosi per effettuare i richiami? La risposta al momento è sì, almeno in Liguria.

Ieri, dopo aver chiesto ad Alisa di verificare la programmazione, Toti ha spiegato che non solo non ci saranno problemi per le seconde dosi, ma si continuerà a somministrare AstraZeneca come prima dose alle categorie che attualmente possono riceverlo, cioè la fascia d’età 60-79 anni (eccetto gli ultrafragili), nonostante le scarse prenotazioni per via dello scarso appeal del siero anglo-svedese.

La comunità scientifica, comunque, sta dibattendo sull’eventualità di somministrare il richiamo con una tipologia di vaccino diversa da quella della prima dose. Alcuni Paesi, come la Germania, hanno scelto di percorrere questa strada. Per ora in Italia l’ipotesi non è stata presa seriamente in considerazione. Vale la pena ricordare che chi non ha avuto reazioni avverse gravi dopo la prima dose (di AstraZeneca o di altri vaccini) difficilmente avrà problemi quando si sottoporrà alla seconda.

C’è poi il caso del vaccino Johnson & Johnson, la cui principale caratteristica è proprio quella di essere monodose: chi lo riceve al posto di AstraZeneca (in Italia le raccomandazioni sono le stesse: prioritariamente dai 60 ai 79 anni, esclusi ultrafragili) non deve fare alcun richiamo e può considerarsi pienamente immunizzato dopo due settimane. Un punto di indiscutibile vantaggio, visto che a parità di dosi consegnate si potrà vaccinare a ciclo completo il doppio delle persone.

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