Fino al 27 maggio

Stati generali mondo del lavoro del mare, confronto su logistica, digitalizzazione e nuove competenze

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Genova. Terzo appuntamento, questa mattina, con gli Stati Generali Mondo Lavoro del MARE, la tre-giorni dedicata all’economia marittima, trasmessa da Genova e accessibile a tutti in diretta on line. Temi centrali dell’incontro: logistica, lavoro e competenze.

Tutti gli ospiti presenti hanno espresso un ringraziamento sentito ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali per il senso di responsabilità che hanno dimostrato mantenendo in attività il settore durante tutto l’anno 2020, nonostante la pandemia, garantendo l’approvvigionamento del Paese e l’esportazione delle merci. Altrettanto condivisa l’urgenza – specie nella logistica – di nuove competenze, che abbraccino digitalizzazione e automazione, e formazione ad hoc per la riqualificazione delle professionalità che escono dal mercato del lavoro. Tema che era già emerso con prepotenza ieri nell’incontro tra i responsabili HR del settore.

I dati di McKinsey e Pwc sulle prospettive di inoccupazione globale a seguito della automazione riportati da Giampaolo Botta, direttore Spediporto, sono inquietanti: il 47% dell’occupazione USA è a rischio, mentre il 44% degli europei in età lavorativa non ha le competenze di base per mantenersi attrattivo sul mercato del lavoro per come si sta delineando. Ma Genova ha tutti gli ingredienti per diventare un modello a livello nazionale, un laboratorio di sperimentazione formativa e aggiornamento professionale.

Alessandro Ferrari, direttore ASSITERMINAL, fa un’interessante riflessione su lavoratori senior che sono stati fortemente operativi durante la loro vita professionale e sul contributo che possono offrire formando i giovani a integrazione delle loro competenze digitali. Come dire che digitale non basta, bisogna anche sapere come funzionano le dinamiche a bordo e a terra.

Si allinea sul tema l’intervento di Ignazio Messina, amministratore delegato di Ignazio Messina & C S.p.A, che fa un distinguo tra competenze tecniche, che le aziende del settore danno per scontate alla fine dei percorsi ITS e universitari, e qualità umane che invece fanno la differenza. Chi risponde meglio sono le persone che hanno avuto privazioni o avversità. È quindi l’uomo nella sua interezza la vera risorsa. Non a caso parliamo di risorse umane e non risorse tecniche.

Antonio Errigo, vice direttore Generale ALIS, conferma quanto emerge dalla conversazione anche dal proprio osservatorio di analisi del fabbisogno di competenze delle aziende del settore. Il lavoro garantisce sostenibilità sociale, dice, mentre l’ammodernamento tecnologico delle flotte di terra e di mare e l’adozione di tecnologie avanzate producono sostenibilità ambientale. Bisogna trovare il modo di conciliare due elementi così importanti dell’economia marittima che non possono vivere in una logica alternativa. Un obiettivo che si può raggiungere solo attraverso la coesione tra mondo istituzione e associativo.

Roberto Gulli, segretario generale UILtrasporti, e Alessandro Paone, avvocato giuslavorista ed Equity Partner di LabLaw Studio Legale, non lesinano preoccupazione non tanto sul quantum previsto dal PNRR ma sul come: si temono investimenti a pioggia per far contenti tutti senza tenere conto delle diversità implicite del mondo portuale italiano. Altro tema di preoccupazione è l’assenza di una visione sia delle realtà portuali italiane sia, in generale, di come la forza lavoro sarà accompagnata attraverso le transizioni ecologica e tecnologica.

«Se la mancanza di nuove competenze e la necessità di ricollocazione dei lavoratori è unanime, perché il Governo non risponde? O non vuole ascoltare, o non ha un’idea chiara dello sviluppo del paese. Lo stesso Draghi si trova in difficoltà, come il precedente Governo: mediazione continua e complicazione delle norme attraverso una scrittura fiume incomprensibile». Attenzione, sostiene Peone, ad aspettarsi la stessa ricostruzione che ha visto il nostro Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale: allora la ricostruzione passava attraverso la mano d’opera, cioè il lavoro, questa ricostruzione si basa sulle nuove tecnologie che richiedono enormi investimenti per abilitare le persone a un lavoro diverso da quello svolto in precedenza. Economicamente il risultato è diverso.
«Il problema non è lo sblocco dei licenziamenti, ma la creazione degli strumenti per superare l’inoccupazione. Gli ammortizzatori sociali devono diventare abilitatori al cambiamento perché l’azienda deve poter cambiare il proprio organico per rendere il business sostenibile e i lavoratori devono poter essere messi in condizioni di ricollocarsi nel mondo del lavoro attraverso politiche attive. Invece abbiamo assistito al commissariamento dell’Anpal».

Paone, infine, vede un problema di rappresentanza quando un contratto collettivo vede alla firma, lato datoriale, 24 sigle diverse. L’eterogeneità è un valore finché non diventa confusione e la contrattazione collettiva è importantissima perché può agire in deroga rispetto alle norme dello Stato, spingendo poi chi di dovere a seguire con gli interventi normativi dovuti. Ma è necessario che siano chiari e certi gli interlocutori e la visione. Solo questo dà l’allineamento necessario per trovare la velocità impressa da questo anno terribile appena passato».

Gli Stati Generali Mondo Lavoro del MARE proseguono fino a giovedì 27 maggio 2021.

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