Sentenza

Spese pazze, la Corte dei Conti chiede 450 mila euro di risarcimento per danni d’immagine

I tre ex consiglieri Casté, Bonelli e Gasco sono stati condannati in appello insieme a una collaboratrice

Martello giudice tribunale

Genova. I giudici della Corte dei Conti della Liguria, nell’ambito delle indagini sulle cosiddette spese pazze in consiglio regionale, hanno condannato per danno di immagine a un maxi risarcimento di quasi 450 mila euro tre ex consiglieri e una loro collaboratrice. Si tratta di Franco Bonelli, Lorenzo Casté, Roberta Gasco, all’epoca dei fatti consiglieri del gruppo Unione a Sinistra, Sinistra Indipendente e Udeur e della loro collaboratrice Simona Vergani. La notizia è riportata dall’Ansa.

I tre ex consiglieri dovranno risarcire oltre 148 mila ciascuno, Simona Vergani, invece, è stata condannata a un risarcimento di oltre 4.600 euro.

Nel 2018, i quattro sono stati condannati dalla Corte d’appello di Genova perché ritenuti responsabili di falso e peculato. La procura contestava loro di aver “sviato fondi destinati al funzionamento dei gruppi consiliari per 458 mila euro”.

Tra le spese considerate non inerenti, anche perché erano state presentate ricevute risultate contraffate, quelle per taxi, giornali, ristoranti, fine settimana in località turistiche e trasferte per assistere a concerti.

La procura contabile, a seguito della sentenza di secondo grado, ha citato in giudizio per danno di immagine i tre ex consiglieri e la loro assistente. I giudici contabili nella sentenza sottolineano come “le condotte appropriative abbiano riguardato importi considerevoli, per diverse centinaia di migliaia di euro. La gravità è accentuata dalle modalità particolarmente insidiose delle condotte, giacché i convenuti hanno ripetutamente proceduto alla produzione di ricevute false”.

Per i giudici, inoltre, “hanno anche contribuito alla diffusione di un sentimento di scoraggiamento, che ha portato talune correnti di pensiero persino a dubitare della lealtà degli organi cardine della democrazia partecipativa”.

E aggiungono: “sono stati, infatti, mortificati tutti coloro che, tramite il prelievo tributario, contribuiscono a finanziare il funzionamento delle Istituzioni e delle loro propaggini politiche, spesso disponendo di mezzi assai inferiori rispetto a quelli messi a disposizione”.

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