Genova. Resta alla procura di Roma il fascicolo sul filone finanziario dell’inchiesta su Autostrade per l’Italia.
Il filone di indagine era nato dall’esposto del comitato Zona Arancione e di altre associazioni, che avevano chiesto addirittura il sequestro (poi respinto dal gip) delle quote di Aspi perché, a parer loro, l’aumento costante delle tariffe prima del crollo del Morandi non si era tradotto in un aumento significativo della manutenzione sulla rete autostradale ma era finito nelle tasche degli azionisti, principalmente sotto forma di dividendi, violando secondo le associazioni i termini della concessione.
Il procuratore capo Francesco Cozzi dopo aver aperto un’indagine aveva inviato gli atti a Roma, dove ha sede Aspi, perché secondo Procura di Genova non esisteva un nesso diretto fra aumento delle tariffe e manutenzione. Di parere opposto i magistrati della capitale. A sciogliere il nodo ci ha pensato la Cassazione stabilendo che l’inchiesta deve essere condotta a Roma.
I reati ipotizzati sono truffa e frode in pubbliche forniture. L’esposto era stato presentato nella primavera del 2020, tramite il legale Raffaele Caruso, dal Comitato Zona Arancione Ponte Morandi, Cna Genova e Liguria, l’Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani, Usarci- Sporci, Trasportounito e Assiterminal. A queste associazioni si è aggiunto di recente il comitato parenti vittime ponte Morandi.