La sentenza

Processo Gsl, per il tribunale di Savona l’affidamento fu regolare

L'inchiesta era esplosa a settembre 2015 con l'indagine della guardia di finanza e un blitz al reparto ortopedia di Albenga

Gsl di Albenga

Liguria. Si conclude con la condanna solamente per un capo d’imputazione e l’assoluzione con formula piena per tutti gli altri il processo legato all’inchiesta Gsl, iniziata nel 2014 nei confronti dei vertici di Asl e di Omnia Medica.

Una vicenda che ha profondamente modificato lo scenario sanitario del ponente ligure, con l’azienda che gestiva Ortopedia estromessa dalla Regione e sostituita dal Policlinico di Monza in un iter che ha avviato di fatto il processo di privatizzazione dei due ospedali di Albenga e Cairo Montenotte.

Nello specifico, la condanna per Flavio Neirotti (ex direttore generale Asl 2), Graziella Baldinotti (ex direttore amministrativo Asl 2) e Alessio Albani (ex rappresentante legale di Omnia Medica, società capogruppo di Gsl) è arrivata relativamente al capo d’imputazione 5: il giudice infatti ha ritenuto illegittima la seconda estensione di budget che sarebbe dovuta essere fatta a mezzo di gara e non con un atto di assegnazione diretta. Per Albani condanna a 2 anni di reclusione e 600 euro di multa; per Neirotti e Baldinotti 20 mesi e 400 euro di multa ciascuno. Pene (ovviamente sospese) a cui aggiungere un risarcimento in solido alla parte civile di 50 mila euro e il pagamento delle spese spese processuali (9 mila euro). Per tutti gli altri capi sono arrivate invece assoluzioni piene “perché il fatto non sussiste”.

Una condanna anche per Claudia Agosti (ex direttore sanitario Asl 2), relativa al capo 6: per lei due anni di reclusione (pena sospesa) e un risarcimento di 15.000 euro alle parti civili, oltre alle spese processuali (1670 euro). Anche per lei assoluzione con formula piena per gli altri capi d’accusa.

Per gli altri imputati, è arrivata una condanna per i medici Guido Grappiolo (18 mesi), Fabrizio Grilli (9 mesi) e Giuseppe Moraca (9 mesi): in tutti e tre i casi riguarda solo alcune delle cartelle cliniche contestate, mentre per le altre è arrivata l’assoluzione con formula piena. Solo assoluzioni invece per Stefano Maxena e Eddie Bibiani.

LA VICENDA

L’inchiesta Gsl era esplosa a settembre 2015 quando la guardia di finanza, che già da mesi in realtà indagava su presunte irregolarità nell’affidamento da parte di Regione e Asl 2 di 18 posti letto pubblici – avvenuto tra il 2010 e il 2011 – al Gruppo Sanitario Ligure, aveva notificato una serie di richieste di provvedimenti sospensivi avanzati dal pm in confronti degli indagati (manager privati e della sanità). Poco dopo le Fiamme Gialle avevano effettuato anche un blitz nel reparto di ortopedia privata nell’ospedale Santa Maria di Misericordia ad Albenga, ma anche nelle sedi Asl e di Gsl, per acquisire più di cinquemila cartelle cliniche. Atti giudiziari che avevano segnato l’inizio della fine per il progetto di sperimentazione gestionale per il recupero delle fughe dei pazienti liguri. Un’operazione che, secondo la contestazione della procura savonese, era il frutto di una turbativa d’asta.

Accuse gravissime che si erano abbattute come una tempesta sui vertici di Gsl, dell’Asl 2, ma anche sulla giunta Burlando che aveva deliberato il progetto creando un vero e proprio terremoto nella sanità ligure.

Il sospetto dell’allora sostituto procuratore Ubaldo Pelosi (oggi al vertice degli uffici al sesto piano del palazzo di Giustizia savonese), la gara per l’assegnazione di 18 posti letto nell’ospedale di Albenga (formalizzato con una delibera dell’Asl del 2010, approvata in Regione nel 2011) fu “taroccata”, con la “collaborazione” dei vertici dell’Asl 2 arrivando poi anche ad allargare appunto il valore economico del progetto. Un accordo, considerato un fiore all’occhiello per la sanità ligure, che prevedeva una convenzione del valore complessivo teorico sino al 2020 di 165 milioni di euro a partire dal 2011.

L’inchiesta della Procura invece aveva finito per segnare di fatto la fine della gestione da parte di Gsl dell’ortopedia privata di Albenga: la Regione (la nuova giunta) aveva infatti annullato la gara per la sperimentazione e bandito un nuovo concorso, quello che poi era stato vinto dal Policlinico di Monza.

Nel corso dell’indagine su, le Fiamme Gialle avevano poi scoperto altre presunte irregolarità sulla gestione delle cartelle cliniche e, grazie a delle conversazioni intercettate tra i vertici dell’azienda sanitaria, anche che a Savona sarebbero stati organizzati dei concorsi “truccati” (le risposte sarebbero state mostrate al candidato prima del concorso o del colloquio decisivo).

Nel corso del maxi processo per l’affaire Gsl è caduta per prescrizione l’accusa di turbativa d’asta contestata a sei persone, tra manager pubblici e privati (gli ex dirigenti di Asl 2 Flavio Neirotti, Graziella Baldinotti Tizzoni e Claudia Agosti, ma anche di Alessio Albani, allora legale rappresentante della Omnia Medica società capogruppo della rete temporanea d’imprese che si era aggiudicata il bando), Angelo Antoniol (dirigente della Omina Medica) e Luca Garra (allora responsabile del dipartimento epidemiologia e programmazione Asl).

Sempre per prescrizione, sei imputati (Agosti, Albani, Baldinotti, Garra, Neirotti e Antoniol) sono stati prosciolti anche dal reato di rivelazione di segreti d’ufficio perché, secondo la Procura, era stato reso noto ai privati il contenuto del bando di gara prima della pubblicazione, attraverso la consegna della relazione interna sulle “fughe dei pazienti liguri” utilizzata per predisporlo proprio per consentire a Gsl di presentare un’offerta idonea e vantaggiosa.

ALBANI: “Scelte miopi e forcaiole che hanno fatto di nuovo aumentare le fughe fuori regione”

“Sono ovviamente molto contento ma anche molto stanco – è il commento a caldo di Alessio Albani – Dell’enorme castello accusatorio della PG del 2014, che ipotizzava ogni nefandezza a mio carico e che ha portato al mio rinvio giudizio per 6 capi d’imputazione, oggi finalmente arriva sentenza di assoluzione con formula piena per 5 capi e e condanna per solo 1 di essi. Sono certo che, in breve tempo, con l’appello che andremo a presentare otterremo giustizia ed assoluzione anche su questo ultimo punto portando definitiva giustizia sul progetto GSL”.

Due sono però i rimpianti di Albani. Il primo è la quantità di tempo che è stata necessaria per arrivare a sentenza: “La giustizia va riformata – tuona – è necessario che lo Stato torni ad investire a supporto delle procure, per fornirgli strumenti che garantiscano tempi rapidi e ragionevoli dei processi. Qualsiasi sentenza di primo grado di fatti avvenuti quasi 10 anni prima non sarà mai giusta”.

Il secondo grosso rammarico “è di aver avuto ragione quando con forza ho provato a difendere Gsl dalle scelta operata da parte dell’allora assessore alla Sanità Sonia Viale: interrompere la sperimentazione gestionale sulla scorta della relazione delle PG è stato un errore imperdonabile, di cui oggi abbiamo evidenza e per cui tutti paghiamo le conseguenze”.

Il Tribunale, come detto, ha stabilito che tutto fosse lecito tranne la seconda estensione: “Siamo sicuri in secondo grado di ribaltare anche questo unico neo – confida Albani – comunque invece che chiudere il reparto sarebbe bastato continuare a far vivere il progetto di sperimentazione gestionale Gsl con il budget ante estensione. Una cosa che nella pratica prudenzialmente era già stata effettuata dalla ASL un anno e mezzo prima dell’interruzione della sperimentazione operata dalla Regione. Invece scelte politiche miopi e forcaiole hanno buttato nel cestino tutto ciò che di buono era stato costruito, vanificando i risultati concreti ottenuti”.

“La competenza, la qualità e la professionalità, confermate e avvalorate da pazienti, cittadini e da tutto l’indotto, avevano portato GSL tra i primi 10 reparti italiani per questo tipo di interventi – rivendica con orgoglio l’ex legale rappresentante di Omnia Medica – facendo sì di invertire per la prima volta negli ultimi 15 anni la polarità delle fughe di pazienti verso le altre regioni. Con la chiusura di GSL l’esodo è ricominciato, con conseguente danno per le casse pubbliche (poiché gli interventi fuori regione costano di più di quelli che effettuava GSL) e disservizio per i pazienti, costretti a lunghi viaggi fuori regione per farsi operare”. Un fatto, conclude Albani, che “lo stesso Toti, in risposta ai rilievi effettuati dalla Corte dei Conti sul perché le fughe siano tornate a crescere, ha dovuto ammettere”.

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