Genova. Nel giorno del 25esimo anniversario della morte di Nada Cella si scopre che ci sono nuovi elementi per il risolvere il giallo sulla morte della ragazza, che lavorava come segretaria nello studio del commercialista Marco Soracco e venne trovata agonizzante proprio nello studio di via Marsala a Chiavari.
Si tratta di alcuni profili di dna femminili e maschili trovati sulla camicetta della donna e sulla sedia dell’ufficio ma anche di un’impronta papillare.
“Saranno analizzati da speciali strumenti in dotazione alla polizia scientifica che speriamo ci possano permettere di arrivare ad avere un nome del sospettato”, conferma il procuratore capo Francesco Cozzi.
Il caso tecnicamente non è mai stato chiuso ma ha trovato nuovo impulso grazie alle segnalazioni della famiglia Cella che ha nominato un criminologo che ha passato al setaccio il caso. Ora spetta agli investigatori della Mobile e alla scientifica cercare di dare un volto ed un nome a chi ha ucciso Nada Cella.
Il delitto
Era un lunedì il 6 maggio di 25 anni fa, quando poco prima delle nove l’assassino è entrato all’interno 6 del civico 14 di via Marsala a Chiavari e ha ucciso Nada Cella, 24 anni, che lavorava come segretaria nello studio del commercialista Marco Soracco.
E’ stata probabilmente lei ad aprire la porta all’assassino come dimostrerebbe la luce rimasta accesa in ingresso. L’assassino ha percorso il corridoio ed è entrato nell’ultima stanza a destra, la stanza dove lavorava la ragazza.
Poi un raptus? Una lite?. Nada finisce a terra colpita da un pugno, poi l’assassino la colpisce con un oggetto pesante che non è mai stato ritrovato. Sono probabilmente le 9.01 perché la vicina di sotto sente un forte tonfo proveniente dall’ufficio del commercialista.
Circa 10 minuti dopo Soracco, che abita con la madre al piano di sopra, scende in ufficio e apre la porta trovata chiusa come e trova Nada agonizzante.
Scattano i soccorsi ma insieme anche un via vai di persone e una serie di gesti che compromettono inevitabilmente la scena del crimine. Dalla scrivania spostata dai paramedici della Croce verde per poter soccorrere la ragazza, visto che Nado era ancora viva (anche se lo rimarrà per poco), alle scale e all’ufficio ripuliti dal sangue dalla madre del commercialista.
Soracco è il primo sospettato, viene iscritto nel registro degli indagati ma poi sarà totalmente scagionato dal confronto del dna. Un’altra persona che viene poi indagata è una condomina dello stabile con problemi psichiatrici ma viene in breve tempo scagionata perché, oltre a non aver un movente, ha un alibi. Altre piste sono state prese in considerazione dalla polizia ma nulla che abbia mai portato a scoprire chi ha ucciso Nada.
E dopo 25 anni si torna a indagare grazie alle nuove tecniche di analisi dei reperti in possesso della polizia scientifica di Roma.