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Il campione di ciclismo Trentin: “Genova inadatta alle bici? Servono le strutture, basta volerlo”

Il capitano della nazionale invitato dall'associazione tRiciclo come testimonial d'eccezione del bicibus in corso Italia: "Guardiamo alle città all'estero, sono molto più vivibili"

Genova. Stamattina ad accompagnare i bambini della scuola Nazario Sauro in bici insieme ai volontari dell’associazione tRiciclo c’era un testimonial d’eccezione: Matteo Trentin, vicecampione del mondo, campione d’Europa e capitano della nazionale di ciclismo. Per lanciare il messaggio che il futuro è nella mobilità dolce, ma che servono strade sicure, a partire dai comportamenti di tutti gli altri utenti.

Concetto ancora più significativo in una città che spesso si definisce inadatta alla mobilità ciclabile a causa della sua orografia e della sua carenza di spazi. La risposta del campione Trentin? “Basta volere le cose. In una città fatta per le macchine la gente ovviamente usa le macchine. In una città che offre infrastrutture per le biciclette la gente userà le biciclette. Anche perché ci metti un quarto del tempo. Per fare 10 chilometri ci ho messo 25 minuti, in bici non ce li metti per fare 10 chilometri”.

Lo sanno bene i genitori e gli appassionati dell’associazione tRiciclo – Bimbi a basso impatto che oggi per l’ottava volta in questo anno scolastico hanno organizzato il bicibus (ribattezzato “BicibuSauro”) per accompagnare i bambini della scuola Nazario Sauro, situata nei pressi di punta Vagno, da piazza Paolo Da Novi lungo le corsie ciclabili della Foce e la pista in sede riservata di corso Italia.

Durante la pedalata sono stati esposti e affissi i cartelli e gli adesivi “salva-ciclisti” promossi dall’associazione Io rispetto il clcista e dalla fondazione Michele Scarponi. L’invito principale alle auto è quello a mantenere una distanza di almeno un metro e mezzo durante le manovre di affiancamento.

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Cartelli che l’assessore comunale Matteo Campora, a sua volta ciclista urbano presente stamattina, si è impegnato a installare: “I bimbi sono gli adulti del futuro – commenta – quindi se andranno in bicicletta avranno una maggiore coscienza della guida e di come si percorre una strada. Iniziamo a far capire ai ragazzi che la bici può essere un mezzo per muoversi. Le città del futuro sono città con sempre meno auto”.

Girare in bici in una grande città in Italia è quasi impossibile – ricorda Trentin -. Girando all’estero le città sono vivibili. Il centro di Maastricht è per le macchine dei residenti ma tutti si spostano in bici. Le auto ci sono parcheggiate ma non si vedono in giro. Londra è mille volte più trafficata di Genova, ma le ciclabili ci sono e la gente le usa. Ci sono le strutture, le ciclabili ovunque, anche in centro città.  Sono esempi da guardare molto attentamente”.

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Matteo Trentin con l'assessore Matteo Campora

Ma è giusto tracciare corsie ciclabili anche in mezzo al traffico, soluzione da alcuni giudicata pericolosa? “Le bike lane sono un punto di partenza – ribatte il campione -. È ovvio che se partiamo da zero è sempre difficile. Non possiamo pensare che da domani mattina spuntano ciclabili e si toglie il traffico, è un processo che richiede tempo e soprattutto una volontà politica. Non possiamo pretendere che il 100% delle persone usi la bici e il bus per spostarsi, ma se fosse già il 50% potremmo iniziare a togliere qualche parcheggio, piantare alberi e fare parchi per questi ragazzini”.

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L’obiettivo dell’associazione tRiciclo, che è riuscita a portare Trentin a Genova, è ottenere interventi ancora più decisi dall’amministrazione ma anche convincere i genitori a non accompagnare più i figli in macchina. “Prima, come tutti, avevo la seconda macchina con cui portavo i bambini a scuola o in piscina – racconta Ika Arkel, mamma e membro dell’associazione organizzata con una speciale bici-cargo -. Ora vivo 300 volte meglio, sia perché non devo più cercare parcheggio sia perché la bicicletta in città è molte più veloce come mezzo di trasporto rispetto alla macchina che sta sempre in coda. E soprattutto dobbiamo pensare che, nel momento in cui usiamo una bici, non siamo più noi in coda di fronte a chi si lamenta. Siamo quelli che si levano dalle scatole”.

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