Editoriale

Via al Giro d’Italia: ancora una volta niente Liguria, è il sesto anno consecutivo

Nella storia della corsa rosa non si era mai verificata una assenza così prolungata dalla nostra regione, neanche a inizio '900

Giro d'Italia a Genova

Liguria. Sabato inizia il Giro d’Italia e per gli appassionati liguri si tratta del sesto anno consecutivo a bocca asciutta. Niente carovana rosa da Ventimiglia alla Spezia, nessuna tappa partirà o arriverà in Liguria, ma non ci sarà neanche un passaggio rapido, quei pochi secondi in cui il pubblico può salutare con un urlo di incoraggiamento o un applauso i corridori in gara. Non era mai capitata un’assenza così lunga, neanche quando il Giro d’Italia era di sole otto o nove tappe, negli anni Dieci del Novecento. Anzi, Genova era sempre gettonatissima all’inizio, poi affiancata dalle località rivierasche che sono diventate delle mete ricorrenti: Savona, Varazze, Loano, Sestri Levante, Rapallo, Sanremo, solo per citarne alcune. Punti tappa che si sono alternati ogni uno, due, al massimo tre anni.

Nel 2015 l’ultima scorpacciata: la “Grande Partenza“. Cinque tappe in Liguria da San Lorenzo al Mare alla Spezia. Poi il nulla, causato dalla crisi generalizzata dei bilanci comunali e forse anche dallo scontro politico nella campagna elettorale per le regionali 2015 vinte da Giovanni Toti, che aveva espressamente contestato le spese della giunta Burlando per accaparrarsi l’evento: circa 2 milioni di euro. Ancora nel 2017 Toti scriveva su Facebook:

Raffaella Paita ci accusa di aver speso troppo in comunicazione. Non vale la pena di smentire…ma vorrei solo ricordare…

Pubblicato da Giovanni Toti su Venerdì 16 giugno 2017

La Regione Liguria ha dunque fatto un’altra scelta, puntando su altri eventi, come il Festival di Sanremo, per esempio, ritenuto più efficace dal punto di vista del marketing e del ritorno sul territorio e se non c’è un minimo supporto economico regionale i Comuni, fatti due conti, non si lanciano in questa avventura. Valentina Ghio, sindaco di Sestri Levante, era assessore quando la sua città ha ospitato il Giro in due occasioni: nel 2012 e nel 2015. “Difficile rispondere sulle motivazioni. Ricordo che in entrambe le occasioni l’idea era nata sotto una cornice regionale, anche se i Comuni mettevano una cifra significativa. Ricordo con grande piacere le tappe, sono servite come volano e come ritorno  immagine. In questo anno e mezzo di pandemia però le condizioni economiche sono ulteriormente peggiorate e si fanno determinate valutazioni”.

Per ospitare la partenza di una tappa il costo sarebbe di 65 mila euro, secondo quanto riportava un articolo di Business Insider nel 2017, l’arrivo 110 mila. Una cifra che può salire a 160 mila in caso lo stesso Comune volesse essere protagonista di arrivo e partenza. Il costo della prima tappa è ancora più alto. Londra nel 2007 spese 7,5 milioni, ma calcolò un ritorno di oltre 13 milioni. Un Comune, da solo, difficilmente può pensare di investire quei soldi a cuor leggero.

Ma il ciclismo è lo sport popolare per eccellenza. Non c’è calcio che tenga. Uno spettacolo da sempre gratuito, che ha ispirato pagine di alta letteratura nel racconto epico delle tappe di montagna, dei drammi, delle vittorie storiche, ma anche delle tragedie che hanno costellato la lunga storia di questa disciplina.

Il ciclismo è una festa collettiva, che unisce. Basta aver partecipato a un arrivo tappa o a una partenza per capirlo, ma anche solo sistemandosi a bordo strada, magari in salita. Una passione trasmessa dai nonni ai bambini, che tornano a casa con un sacchetto pieno di gadget e negli occhi i colori delle divise delle squadre.

In Liguria hanno trionfato Girardengo, Binda, Bartali, Moser, Saronni, Visentini, Roche, Fignon, Virenque, Cavendish. Un peccato non poter apprezzare le gesta dei campioni di oggi.

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