Genova. Dopo la tragedia della funivia Stresa-Mottarone, costata la vita a 14 persone, Genova conferma il progetto della cabinovia che collegherà la zona della Stazione Marittima a Forte Begato con una stazione intermedia al Lagaccio. Un impianto fortemente voluto e pubblicizzato dalla giunta Bucci, che sarà finanziato con una parte dei 70 milioni del recovery fund destinati al più ampio capitolo della valorizzazione dei forti genovesi. Anche se adesso, all’indomani dell’incidente sulle alture del Lago Maggiore, aumentano i dubbi sull’opportunità di realizzare un simile sistema di trasporto.
Per ora, a livello concreto, c’è solo uno studio di fattibilità tecnico-economica che il Comune ha commissionato nel 2019 allo studio milanese Sbga Blengini Ghirardelli, lo stesso che insieme all’archistar Daniel Libeskind ha progettato la torre Pwc nel nuovissimo quartiere Citylife del capoluogo lombardo. Un lavoro che ha coinvolto anche Dimensione Ingegnerie, società ingegneristica che ha concepito il sistema funiviario del Monte Bianco e che ha lavorato anche al progetto del collegamento Aeroporto-Erzelli.
Pur trattandosi tecnicamente di una funivia, il termine preciso è cabinovia: un sistema a funzionamento continuo dotato di 30-50 cabine con una capienza di circa 10 persone ciascuna, sostenuto da piloni relativamente ravvicinati. La Stresa-Mottarone, invece, è una funivia del tipo “va e vieni” divisa in due tronconi, ognuno con due cabine da 35 persone mosse dallo stesso meccanismo, per cui una sale e l’altra scende contemporaneamente.
“La differenza principale è che questo sarebbe un impianto a doppia fune traente, quindi più ridondante come si dice in termini tecnici – spiega l’architetto genovese Agostino Ghirardelli, referente del progetto -. Sarebbe più sicuro perché ogni macchina verrebbe agganciata a due cavi anziché uno solo, mentre in un impianto come quello di Stresa c’è un cavo portante lungo il quale scorre la macchina e un altro cavo che la tira”.
Secondo quanto accertato finora sull’incidente di domenica, infatti, a spezzarsi è stato il cavo che trainava la cabina verso la vetta del Mottarone. La vettura ha iniziato ad accelerare in maniera incontrollata lungo l’altro cavo, che invece rimane sempre fisso e serve a dare stabilità alla cabina, complice un contemporaneo guasto (o manomissione) al sistema di frenatura che avrebbe dovuto tenerla ancorata, per poi precipitare al suolo e rotolare lungo il pendio. Una dinamica che invece verrebbe scongiurata nella tipologia di impianto prevista per Genova.

Un altro grande interrogativo riguarda il vento, che notoriamente a Genova non manca: una funivia non rischierebbe di rimanere sempre ferma? “La doppia fune servirebbe anche a bilanciare le cabine in caso di vento forte – spiega Ghirardelli – altrimenti, in alcuni giorni particolarmente ventosi, si può stabilire che l’impianto non funzioni. È solo un tema di previsione e organizzazione. In ogni caso le condizioni limite di vento a Genova sono altamente inferiori a quelle in cui impianti simili operano in alta montagna”.

Qualche numero: il tracciato avrebbe uno sviluppo complessivo di 2,5 chilometri e coprirebbe un dislivello di 450 metri dalla Stazione Marittima a Forte Begato. Nei punti più elevati le cabine sarebbero distanti circa 15 metri dal suolo. In tutto sarebbero previsti 14 piloni di sostegno posti a diverse distanze, 5 nel tratto Principe-Lagaccio (per cui ci sono alcune alternative al vaglio) e altri 9 fino al crinale montuoso.
Il più critico da posizionare sarebbe quello dietro il palazzone rosso che si affaccia sui binari prima della galleria. “Nel nostro studio di fattibilità non è prevista la demolizione di condomini destinati ad abitazioni, ma dove è presente un pilone bisognerà capire se demolire o meno alcuni volumi annessi. Siamo stati molto attenti. L’aspetto più delicato è stato definire un tracciato di linea che desse il minor fastidio possibile a terra”, precisa Ghirardelli.
La stazione di partenza verrebbe costruita nell’area tra via Alpini d’Italia e via Fanti d’Italia, in una zona strategica per intercettare immediatamente i crocieristi che escono dalla Stazione Marittima ma anche gli utenti della ferrovia e della metropolitana. Quella del Lagaccio sorgerebbe a monte del ponte Don Acciai e servirebbe la cittadella dello sport che il Comune vuole realizzare lì, oltre che l’area dell’ex caserma Gavoglio in corso di riqualificazione. L’arrivo a monte sarebbe proprio di fronte a Forte Begato, a differenza degli impianti già esistenti (la cremagliera di Granarolo e la funicolare Zecca-Righi) che richiedono tratti a piedi o altri mezzi di trasporto.

Sì, ma il portafogli? La realizzazione della cabinovia genovese costerebbe dai 20 ai 30 milioni di euro. La progettazione vera e propria (quella definitiva e poi esecutiva) deve ancora nascere e verrà messa a gara probabilmente nei prossimi mesi, non appena l’Unione Europea avrà approvato il Pnnr e i fondi verranno stanziati dal ministero della Cultura. E nella prossima fase è pressoché certo che lo studio Sbga torni in gioco come concorrente.
Ma il capitolo più oneroso sarebbe quello della manutenzione e dei costi d’esercizio: complessivamente 2 milioni di euro, secondo la stima dello studio di progettazione milanese, spese che dovrebbe accollarsi Amt una volta che subentrasse come ente gestore. Nulla escluderebbe comunque di costituire un soggetto ad hoc per la cabinovia o di prevedere tariffe speciali per rendere sostenibile l’impianto nel tempo.
In ogni caso la cabinovia di Forte Begato sarebbe tutt’altro che un esempio isolato. Un impianto abbastanza simile per usi e dimensioni è la cosiddetta teleferica di Montjuïc che domina il porto di Barcellona. Altri analoghi in Europa si trovano a Coblenza, Sarajevo e Ankara. Ma per Genova, città verticale già dotata di funicolari e ascensori, sarebbe la prima volta con una funivia. E adesso, dopo la strage del Mottarone, sarà ancora più difficile convincere gli scettici.
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