Genova. A uno sguardo superficiale il grande restauro che ha interessato i giardini Tito Rosina, tra corso Carbonara, a Castelletto, e il Carmine, si traduce in una nuova area giochi per bambini, in spazi più ordinati, in alcune piante di nuovo innesto, nella constatazione che panchine e ringhiere sono ridipinte o nuove di zecca. Sarebbe già tanto, ma c’è molto di più.
Nell’intervento portato avanti da Aster, la partecipata comunale, su indicazione degli uffici Verde pubblico di Tursi, sono state messe in campo alcune tecniche avanzate non solo da un punto di vista estetico ma strutturale. I lavori, costati complessivamente 350 mila euro e durati per diversi mesi, hanno previsto anche il rinnovo delle reti di captazione e smaltimento delle acque piovane per evitare che, come succedeva spesso, la mattonata che porta al Carmine e alcuni locali della scuola Don Milani Colombo venissero puntualmente allagati.
Ci siamo fatti spiegare alcuni dettagli dei lavori svolti da Giorgio Costa, agronomo e responsabile del settore Verde di Aster. “I lavori sono stati molto articolati e si è trattato più che di un restyling di un restauro vero e proprio trattandosi di un parco vincolato dalla Sovrintendenza, l’intervento è stato innanzitutto di ‘rimessa a vita’ degli spazi perché l’usura di questi giardini è da sempre intensissima da parte di bambini e famiglie, ma anche di cani”.
“Contemporaneamente abbiamo dovuto risolvere il problema di queste vaste aiuole in pendenza che creavano una sorta di imbuto puntato verso la creuza di salita Carbonara – continua il tecnico – le verifiche che abbiamo effettuato su ciò che c’era sottoterra hanno fatto emergere che tutta l’acqua che arrivava dall’alto, in caso di piogge, convogliava in una piccola tubazione non sufficiente a farla defluire e si formava un fiume che arrivava fino al Carmine danneggiando anche l’edificio della scuola Don Milani Colombo”.
Aster ha quindi scavato terra e asfalto e, oltre ad avere sistemato le griglie di captazione, ha realizzato un collettore che portasse le acque finalmente a una grossa tubatura.
Le stesse aiuole, i cittadini che frequentano i giardini Tito Rosina lo ricorderanno, erano praticamente prive di vegetazione. Anche questo favoriva il dilavamento e l’accumulo di terra e altro materiale portato dalle piogge in discesa fino a intasare i tombini.
“Si tratta di una criticità esistente in tutta la città – sottolinea Giorgio Costa – ma qui era veramente pesante, quindi abbiamo realizzato delle palizzate orizzontali, con legno a vista, che in realtà si riempiranno con la progressiva erosione, e sui terrazzamenti abbiamo portato diversi tipi di piante che contribuiranno a trattenere la terra. Per rivegetare l’area ci vorrà un po’ di tempo, per ora abbiamo piantato diverse specie in modo da capire quelle che reagiranno meglio”.
Ginepri, Ilex, Aucuba, Rusco unica pianta che resiste all’ombra dei Lecci sono solo alcune delle piante che oggi i cittadini possono ammirare ai giardini Tito Rosina insieme ai grandi alberi ai quali Aster ha posto particolare attenzione.
“In questi giardini c’è una collezione di querce tra le più belle di Genova, principalmente Lecci, ma è presente anche una Farnia tra le più grandi in città, un patrimonio arboreo tra i più interessanti della circonvallazione a monte e per noi è importante mantenere questo effetto bosco, selva, anche se i cittadini a volte si lamentano perché gli alberi sono troppo alti e chiedono di potare ma questi alberi stanno bene e staranno bene fino a che non li massacriamo di potatura, questa è una copertura verde naturale che soprattutto in estate è un paradiso, va valorizzata e compresa”, conclude l’agronomo di Aster.
La storia. I Tito Rosina seguono lo stile tardo-romantico e le modalità costruttive dei giardini urbani di fine ‘800-inizio ‘900 a Genova, con vialetti pavimentati, zone a terreno vegetale confinate all’interno di aiuole delimitate da cordoli in pietra, detti “a grottesco”, posati in modo irregolare a riprodurre un affioramento roccioso naturale. Le aiuole sono perlopiù piantumate con alberi ad alto fusto, con lo scopo di riprodurre, in ambio cittadino, l’amenità di un ambiente boschivo. Il terreno è anche coperto da essenze capaci di vegetare in zone ombrose.