Ultima legione

Blitz della Digos contro gli estremisti di destra: denunciato un 50enne di San Fruttuoso

Venticinque perquisizioni in tutta Italia, coordinate dalla procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Il 50enne era già stato denunciato a marzo dalla Digos di Genova

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Genova. C’è anche un 50enne genovese, già denunciato quest’anno per aver fatto il saluto fascista nell’ambito della commemorazione delle Foibe fra i 25 estremisti di destra perquisiti nell’ambito dell’indagine dell’Antiterrorismo della Polizia e della Digos dell’Aquila.

L’uomo, residente nel quartiere di San Fruttuoso, farebbe parte del gruppo denominato Ultima Legione che conta a Genova solo 5 o 6 esponenti. La Digos di Genova questa mattina gli ha sequestrato i numerosi materiali d’area e tutto il materiale informatico compresi telefoni, pennette e computer.

Sequestrati anche gli account social. Secondo gli investigatori, diretti dalla Procura distrettuale dell’Aquila e coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, l’obiettivo era quello di reclutare militanti per mettere in piedi una struttura politica di ispirazione fascista, ma non è escluso che gli appartenenti volessero compiere anche azioni violente.

L’inchiesta, diretta dalla Procura distrettuale dell’Aquila e coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, è partita nel gennaio 2019, concentrandosi su alcuni sodali dell’organizzazione residenti in Abruzzo attraverso il monitoraggio di chat create su Telegram e Whatsapp e denominate ‘Ultima Legione’ e ‘Boia chi molla’ sulle quali gli indagati facevano proselitismo e reclutamento di militanti; poi si è estesa su tutto il territorio nazionale, consentendo di delineare l’organigramma dei tesserati ad Ultima Legione Italia. Nelle chat venivano postate foto, video e simboli che inneggiavano al nazismo ed esaltavano le stragi di matrice suprematista. Immagini e video sono stati trovati nella disponibilità di tre persone residenti a Firenze, Prato e Grosseto, considerate tra gli animatori delle due chat. S

Secondo gli investigatori l’obiettivo era quello di reclutare militanti per mettere in piedi una struttura politica di ispirazione fascista, ma non è escluso che gli appartenenti volessero compiere anche azioni violente. Dall’attività investigativa è emerso come alcuni affiliati, definendosi apertamente “fascisti”, denigrassero i valori della Resistenza e della Costituzione con epiteti dispregiativi. La violenza veniva in più occasioni esaltata quale metodo di lotta politica, con l’aperta finalità di cavalcare il dissenso, anche propugnando, in diverse circostanze, il ricorso alle armi, con frasi, pubblicate in chat, del tipo: “Le armi si trovano… si trovano”, “ho sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro, ora ho pure un machete”.

Non manca la propaganda razzista e l’incitamento alla discriminazione ed alla violenza con la pubblicazione, sulle chat e sul web, di dichiarazioni e meme improntati alla negazione della Shoah ed all’esaltazione delle leggi razziali. L’odio è stato indirizzato anche contro persone di diversa etnia di provenienza, contro gli islamici, ed anche in senso omofobo.

L’alto valore simbolico del linguaggio utilizzato e dei richiami al nazi-fascismo, sono spesso tesi al parallelismo tra l’epoca imperiale, che mette in rilievo la grandezza nazionale, ed il contesto attuale, del quale vengono evidenziati gli aspetti negativi che avrebbero portato la recessione economica, la disoccupazione e la violenza, ricondotte perlopiù ai processi migratori e anche all’emergenza pandemica, vista in chiave complottista e negazionista.

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