Genova. “Molta clientela sta dicendo chiaramente che sta facendo valutazioni su altri porti. Quello che sta accadendo penalizza Genova, La Spezia e la portualità del Levante ligure. E questo è un brutto segnale“. Oltre ai trasportatori, pronti a fermarsi per cinque giorni, anche il mondo degli spedizionieri lancia l’allarme sulle conseguenze della chiusura ai mezzi pesanti di un tratto della A12, in attesa che il viadotto Valle Ragone sia messo in sicurezza come ha chiesto il ministero delle Infrastrutture dopo l’esito delle ispezioni.
A parlare è Giampaolo Botta, direttore di Spediporto Genova: “Mi hanno inviato mail di clienti che annullano posizionamenti, chiedono di spostarsi su altri scali. Questo ci porta a temere che non si tratti soltanto di incertezza sui tempi di percorrenza, ma che il profondo degrado delle infrastrutture autostradali stia portando molti a ripensare i propri piani e porti di imbarco. Ogni volta che viene fuori un problema su un viadotto o una galleria si verifica un aggravio sui costi di spedizione che supera il 40-50%. Anche 300-400 euro in più possono incidere in maniera molto negativa sui trasporti nell’ultimo miglio”.
Una tegola arrivata in una situazione non certo rosea per le infrastrutture in Liguria, ma in un momento in cui stavano arrivando segnali positivi per la ripresa industriale, con un aumento dei consumi nella seconda metà dell’anno che faceva pensare a una timida ripresa. E invece la fragilità delle infrastrutture stronca sul nascere gli obiettivi della Liguria. “Questo è un elemento che rischia di mettere fuori gioco i porti liguri che sono purtroppo vittime dell’incuria e dell’assenza totale di manutenzione che hanno avuto strade e autostrade in questo periodo”.
Nel frattempo, mentre il settore dell’autotrasporto ha annunciato 5 giorni di fermo a giugno come atto di protesta, tutto il mondo produttivo attende ancora i ristori quantificati in origine in circa un miliardo di euro per il primo semestre 2021, conteggio che nel frattempo è aumentato in maniera esorbitante: “La stima era già stata aggiornata al secondo semestre, ora è ulteriormente cresciuta. È ovvio a questo punto che la pazienza sia finita, pretendiamo risposte”.
In parallelo ai canali istituzionali col ministero delle Infrastrutture, Spediporto è una delle realtà economiche che stanno valutando di costituirsi parte civile nel futuro processo per il crollo di ponte Morandi, confidando in questo modo di ottenere un risarcimento danni per via giudiziaria che includa anche le ricadute sul medio e lungo termine dell’emergenza viabilità.