Genova. Nasce alle spalle di Lido Vieri (portiere dalla grande personalità, oscurato in Nazionale solo dalla contemporaneità di due mostri sacri, come Ricky Albertosi e Dino Zoff) e ne assorbe in pieno stile e movenze, mentre riflessi e velocità di reazione sono simili per doti naturali, come testimoniato dai filmati d’epoca e tali da suggerire a Sandro Mazzola di affibbiargli il soprannome di ‘Pallottola’, ritenendolo più veloce della luce.
Protagonista di esordi da ‘pelle d’oca’ con l’Inter, prima in uno sfortunato derby (da subentrante) e poi in Coppa dei Campioni, nella ripetizione della famosa ‘partita della lattina’ contro il Borussia Mönchengladbach (un clean sheet, determinato forse dalla più bella prestazione in carriera di Bordon, con tanto di rigore parato al difensore Klaus-Dieter Sieloff), non poteva che diventare un portiere freddo e glaciale, per poter difendere la porta nerazzurra per 388 volte (in 13 anni), prima che Paolo Mantovani ritenesse opportuno di dotare la ‘sua creatura’ (al secondo anno di A) di un goalkeeper all’altezza degli altri quadri, che stava man mano aggiungendo alla pinacoteca.
Ha fatto, per anni, il vice all’intramontabile Zoff (collezionando, nel periodo Inter, 14 presenze in Nazionale, mentre 8 le farà successivamente da blucerchiato), ma la gratitudine non è del mondo del calcio… e così, appena superata la soglia dei 32 anni, eccolo di nuovo a San Siro, alla prima di campionato, ma con la maglia della Sampdoria, proprio contro i nerazzurri, con un grosso spirito di rivalsa, verso chi aveva optato per dare spazio, in sua vece, a Walter Zenga…
Sono nel secondo anello del vecchio San Siro e quindi l’amarcord è completo… i miei amici interisti gongolano, mentre lo speaker annuncia la formazione scelta da Gigi Radice, che ha preso in estate il posto di Rino Marchesi: Zenga, Bergomi, Baresi, Bagni, Collovati, Bini, Coeck, Sabato, Altobelli, Müller (Pasinato), Serena, ma non sto nella pelle nemmeno io, perché qualcosa mi dice che ci sarà da divertirsi, con gli uomini mandati in campo da Renzo Ulivieri: Bordon, Pari, Verchowod, Casagrande, Guerrini, Renica, Marocchino (Galia), Scanziani, Francis, Brady, Mancini (Bellotto).
Si parte ad handicap, perché al secondo minuto della ripresa, su corner battuto da “Hansi” Müller, il libero Graziano Bini sale in cielo ed insacca la palla dell’1-0, superando le braccia protese in tuffo di Bordon… San Siro esplode, eppure dovrebbe essere memore di cosa aveva combinato Trevor Francis l’anno prima… ed infatti ‘the striker’ prima pareggia, sfruttando una spizzata di Mancini e poi va a vincere la partita, partendo da solo da metà campo ed irridendo Collovati e Bini, prima di infilare Zenga… che goduria, per me sugli spalti, ma chissà quanto anche per Ivano Bordon!
“In presa alta”, come nel titolo della sua autobiografia, lo vedo anche a Marassi, sulla testa di Mark Hateley, contro il Milan, nella finale di ritorno, quella della prima Coppa Italia, messa in bacheca, nell’85, portata a casa grazie ai 9 goal di Francis, ai 6 di Vialli ed a quello di Souness nella gara di andata a San Siro, ma anche grazie ad alcune strepitose parate di Ivano Bordon.
Tre anni in blucerchiato, en plein di 30 partite per tutto il triennio, titolare inamovibile sia per Ulivieri, che per Eugenio Bersellini (secondo e terzo anno) ed allora ricordiamo anche la sua ultima con la Sampdoria… ed indovinate, contro chi? L’Inter! Risultato in bianco (0-0), questa volta, con il ‘Sergente di ferro’ di Borgo Val di Taro, che schiera: Bordon, Mannini, Paganin, Pari, Vierchowod, Pellegrini, Vialli, Scanziani, Lorenzo, Matteoli, Mancini.
Bisognerà attendere l’esplosione di Pagliuca, per avere un portiere del suo valore fra i pali della Samp, peraltro storicamente ben difesi… se pensiamo anche a Bepi Moro, Pietro Battara, Massimo Cacciatori, Walter Zenga, Sergio Romero… Divertitevi voi, nel decidere chi mettere sul podio.
Della stessa serie “Album dei ricordi blucerchiati”
Bruno Mora, l’ala perfetta
Trevor Francis, “the striker”
Ruud Gullit , “Cervo che esce di foresta”
Nacka Skoglund, il re del tunnel
Toninho Cerezo, samba scudetto
Graeme Souness, “Charlie Champagne”
Aleksei Mikhailichenko, la stella dell’Est
Sebastián Verón, “La Brujita”
Luisito Suárez, “El arquitecto” dei primi anni ’70
Tito Cucchiaroni, una leggenda nella storia della Samp
Ernst Ocwirk, il faro del Prater
Giancarlo Salvi, il “golden boy” di Dego
José Ricardo “China” da Silva, il goleador brasileiro
Srecko Katanec, la gazzella slovena
Jorge Toro, dalle Ande agli Appennini Liguri
Luca Vialli, il bomber
Eddie Firmani, il “tacchino freddo”
Ermanno Cristin, il “Nordahlino” di Marassi
Sergio Brighenti, il capocannoniere
Roberto Vieri, la fantasia al potere
Mario Frustalupi, il piccolo grande” regista
Gaudenzio Bernasconi, l’orsacchiotto
Fausto Pari, una vita da mediano
Giovanni Invernizzi, la classe operaia in paradiso
Walter Zenga, l’uomo ragno
Giovanni Lodetti, da “basleta” a “baciccia”
Attilio Lombardo, il “Popeye”
Valter Alfredo Novellino, il Monzon della panchina
Alessandro, “il conquistatore” Scanziani
Enrico Nicolini, “il Netzer di Quessi””
Loris Boni, il “baffo” col numero 8
Boškov e Veselinović, gli jugoslavi Maryan Wisnuewski , il francese arrivato da Lens
Giorgio Garbarini, il generale Custer
Marco Rossinelli, fuga per la vittoria
Pietro Vierchowod, lo Zar
Francisco Ramón Lojacono, “el tanguero”
Domenico Arnuzzo, il geometra di fascia
Giovanni Guerrini, il Robot Mazinga Z
Marco Sanna, il guerriero ichnuso
Fabian Valtolina, il velocissimo “Beep Beep”
Fabrizio Casazza, portiere da gradinata
Angelo Benedicto Sormani, il Pelé bianco
Alessandro Grandoni, il Lippi del 2000
Roberto Galia, terzino o mediano?