Le motivazioni

Pestaggio del giornalista Origone, il giudice: “Sembrava un manifestante, ma i poliziotti hanno esagerato”

Gli agenti erano convinti "di trovarsi di fronte ad un manifestante potenzialmente pericoloso"

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Genova. Il giornalista Stefano Origone è stato confuso dai quattro agenti del reparto mobile di Bolzaneto (che lo hanno violentemente picchiato rompendogli una costola e due dita di una mano) con un manifestante qualunque. La loro condotta in pratica è considerata legittima se non fosse che nell’uso del manganello (e dei calci) hanno esagerato e solo per questo sono stati condannati a 40 giorni di reclusione con la condizionale.

E’ in sintesi quello che scrive il gup Silvia Carpanini nelle 40 pagine di motivazioni della sentenza per il pestaggio del collega Origone avvenuto il 23 maggio 2019 in piazza Corvetto nell’ambito degli scontri tra antifascisti e polizia avvenuti nella manifestazione di protesta contro il comizio di Casapound.

È senz’altro verosimile che in tale contesto, in cui in uno spazio di pochi metri vi sono almeno cinque manifestanti che si oppongono attivamente all’intervento delle Forze dell’ordine […] – scrive il gup – Origone che si trovava praticamente in mezzo ai manifestanti, sia stato confuso con questi”. Il giudice d’altronde sottolinea, come già aveva fatto la squadra mobile a cui sono state affidate le indagini nei confronti dei colleghi, che “Origone durante l’intera manifestazione si è sempre trovato in mezzo ai manifestanti, senza alcun segno distintivo che io caratterizzasse come giornalista, pur con un atteggiamento distaccato, non partecipe alle esternazioni dei presenti, si potrebbe definire da mero osservatore”

Origone, mentre assiste all’arresto di Simone Robusti, poco prima di essere travolto dai colpi “non è sicuramente un pericolo, non ha atteggiamenti aggressivi verso le forze dell’ordine – dice ancora il giudice – non fa nulla per ostacolare l’arresto o per impedire che i manifestanti vengano respinti, ma la sua posizione e l’assenza di qualunque segno o comportamento che lo potesse individuare come innocuo giornalista, hanno sicuramente determinato il convincimento dei poliziotti che hanno operato in quell’intervento, di trovarsi di fronte ad un manifestante potenzialmente pericoloso e, comunque, da respingere”.

Per il gup la carica di alleggerimento posta in essere dal reparto è “legittima” contro chiunque si fosse trovato in mezzo: “Legittima quindi, appare in quel contesto, l’azione dei poliziotti, finalizzata ad allontanare i manifestanti, e quindi anche Origone, avvalendosi delle dotazioni a tale fine destinate, scudi e sfollagente, il cui utilizzo, però, avrebbe dovuto essere limitato a quanto strettamente necessario per respingere le persone che si erano avvicinate ma che, a ben vedere, all’arrivo degli agenti, stavano già allontanandosi, e le altre che, attestate nelle immediate vicinanze, avrebbero potuto sopraggiungere, rappresentando in tal caso un concreto pericolo, allo stato solo potenziale, se non ci fosse stato un intervento deciso delle forze dell’ordine”

Quello che non è stato legittimo è stato l’uso della forza. Origone viene colpito molte volte e da diversi poliziotti in soli 7 secondi. Colpi che “lasciano segni evidenti, se ne contano almeno otto, chiaramente riconducibili a colpi di sfollagente o calci, oltre ad ulteriori escoriazioni ed ecchimosi agli arti che non è stato possibile ricondurre a specifici colpi ma che sono comunque conseguenza dell’impeto con cui i poliziotti hanno attorniato e colpito il giornalista”.

Ma per il giudice non c’è dolo nel pestaggio, come invece aveva chiesto il Pm: “Può invece affermarsi che nella concitazione del momento, comprensibilmente convinti di avere a che fare con uno dei tanti personaggi che in quel contesto stavano avversando le forze dell’ordine e che di fatto si era frapposto con la sua presenza fisica alla carica di alleggerimento in sé legittima e giustificata dalle circostanze, abbiano solo fatto un uso eccessivo della forza e dei mezzi di coazione a loro disposizione, trascinati dalla foga che ha loro impedito una lucida valutazione della situazione”

“C’è stato, quindi, un uso sicuramente eccessivo della forza e delle armi riconducibile però ad eccesso colposo” scrive ancora Carpanini che per la condanna, potendo scegliere tra pena pecuniaria e pena detentiva opta per la seconda: “Risulta, infatti, necessario dare comunque rilievo ll’antigiuridicità della condotta che ha visto gli imputati, appartenenti alle Forze dell’ordine e, quindi, primi garanti della legalità, non solo errare nel valutare i presupposti della scriminante, ma anche eccedere pesantemente dai limiti della stessa, infierendo in modo senz’altro incongruo sulla persona offesa, stigmatizzandone comunque la gravità”.

La pena massima sarebbe stata di 3 mesi, due con il rito abbreviato 300 euro di multa. Con la parificazione tra aggravanti (lesioni aggravate da malattia superiore ai 40 giorni e da abuso uso dell’arma in dotazione )e attenuanti (i poliziotti sono incensurati e si sono presentati spontaneamente autoaccusandosi) il giudice ha scelto di condannarli a due mesi, diventati 40 giorni per il rito abbreviato.

Da vedere se la procura, che aveva chiesto un anno e 4 mesi per lesioni dolose, sceglierà di fare ricorso in appello.

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