Appello bis

Morte di Martina Rossi, la sentenza entro aprile. Il procuratore generale: “Fuggiva da uno stupro”

Il pg di Firenze chiede 3 anni per Albertoni e Vanneschi. La sentenza è attesa per il 14 o al massimo il 28 aprile

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Firenze. Martina Rossi, la 20enne genovese morta in vacanza precipitando dal balcone di una camera d’albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, cadde nel vuoto nel disperato tentativo di sfuggire a uno stupro.

È la tesi sostenuta dal procuratore generale di Firenze Luigi Bocciolini che oggi nella requisitoria del processo di appello bis sul caso della studentessa genovese ha chiesto di condannare a 3 anni i due imputati, gli aretini Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Stessa richiesta è stata avanzata dai legali dei genitori di Martina, parti civili.

La prossima udienza è prevista per il 14 aprile con la parola alle difese. Sulla vicenda giudiziaria incombe la prescrizione, che scatterà ad agosto come spiegato dall’avvocato Stefano Savi, legale della famiglia.

In primo grado il tribunale di Arezzo aveva condannato Albertoni e Vanneschi a 6 anni di reclusione per tentata violenza sessuale e morte in conseguenza di altro reato, accusa quest’ultima andata poi prescritta. In appello, il 9 giugno 2020, Albertoni e Vanneschi sono stati assolti. A gennaio la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, ha annullato la sentenza disponendo un nuovo appello. Per la Suprema Corte i giudici dell’appello avrebbero commesso, tra l’altro, un “macroscopico errore visivo” nell’individuazione del punto di caduta. Un errore che avrebbe indotto la corte a credere che Martina avesse scavalcato il parapetto dal centro del balcone, forse con l’intento di togliersi la vita. I

n base alla tesi sostenuta dall’accusa invece, la giovane avrebbe scavalcato da un lato del terrazzo, nel tentativo di saltare nel balcone della camera accanto dove cercava rifugio per sfuggire alla violenza sessuale. Per il padre di Martina, Bruno Rossi, il nuovo processo aperto oggi a Firenze è una possibilità di fare giustizia. “Spero – ha detto entrando nella in aula con la moglie, Franca Murialdo – che questo nuovo appello confermi la condanna di primo grado”. Oggi in aula i legali degli imputati hanno chiesto la riapertura dell’istruttoria, richiesta su cui la corte deciderà successivamente. Inoltre Albertoni e Vanneschi hanno presentato istanza di ricusazione del presidente della corte Alessandro Nencini, contestando tra l’altro alcune dichiarazioni rese alla stampa nelle quali affermava che il processo non sarebbe morto a Firenze per la prescrizione. La sentenza potrebbe arrivare già il 14 aprile, o al più tardi il 28 aprile. Successivamente potrebbe esserci un nuovo appello in Cassazione

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