Firenze. Comincerà domani a Firenze il nuovo processo di appello per la morte di Martina Rossi, precipitata dal balcone di una camera d’albergo a Palma de Maiorca (Spagna) il 3 agosto 2011.
Per quella morte sono imputati di tentata violenza sessuale Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibiocchi in provincia di Arezzo.
In primo grado il tribunale di Arezzo aveva condannato Albertoni e Vanneschi a 6 anni di reclusione ritenendo che Martina fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due imputati – nello stesso hotel della studentessa genovese – per fuggire a un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi sono stati assolti dall’accusa di tentata violenza sessuale di gruppo con la formula “perché il fatto non sussiste” mentre è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato. Lo scorso gennaio la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, ha annullato la sentenza disponendo un nuovo processo e sostenendo che la Corte di appello dovesse valutare meglio alcuni aspetti cruciali sulla morte della giovane genovese. Per la Cassazione di fatto Martina Rossi non si è suicidata come hanno sempre sostenuto le difese degli imputati, ma sarà un’altra sezione della corte di appello del capoluogo toscano a dover rivalutare questi elementi.
Se prima del primo processo di appello si era prescritto il reato di morte come conseguenza di altro reato. E ora anche anche per l’imputazione di tentata violenza sessuale di gruppo la prescrizione si avvicina: “La prescrizione scatterà ad agosto, o poco oltre, per cui dovremo fare una corsa contro il tempo” ha detto l’avvocato Stefano Savi, legale dei genitori di Martina che in questi dieci anni si sono sempre battuti per la verità sulla morte della figlia.