Genova. Roberta Repetto, che gli amici chiamavano Bobby si era affidata completamente a a Paolo Bendinelli al punto che ormai agonizzante a causa delle emorragie causate dalle metastasi del melanoma, il 29 settembre 2020, dieci giorni prima di morire, gli scrive su telegram, chiedendo al ‘Maestro’ il permesso di mandare un messaggio ai genitori e mandandogli anche il testo di quel messaggio, per avere il via libera.
Il 1 ottobre, appena ricoverata, scrive a Paolo Oneda, che nel frattempo era diventato il suo medico curante, spiegandogli che era molto anemica e che i medici dell’ospedale di Lavagna proponevano una trasfusione. Oneda nonostante la donna avesse la metà del livello di emoglobina rispetto alla norma, le consiglia di rifiutare la trasfusione: “Quindi firmo no, giusto?” le scrive lei. E Oneda: “Per me la trasfusione può aspettare quindi puoi rifiutare”.
Due giorni dopo il 3 ottobre 2020 Roberta comunica a Oneda che continua ad avere dolore e che “per la pancia piena di sangue ci sono previsioni bruttine”. Il 5 ottobre, quattro giorni prima di morire, quando è già stata trasferita dall’ospedale di Lavagna al San Martino, gli scrive ancora chiedendo informazioni su quel neo che gli aveva tolto due anni prima e di cui nessuno aveva più parlato: “Scusami quella cosa che mi avevi tolto cos’era, perché dicono che l’origine potrebbe essere un neo. Cos’era un neo verrucoso? e nel caso chi posso dire che me lo avrebbe tolto per non metterti in mezzo?”. E Oneda, la invita a dire che era stata lei che non voleva fare l’istologico ricordandole che non era obbligata a dire chi era la persona che le aveva asportato il neo: “Un neo verrucoso – le risponde – tolto perché ti grattavi e sanguinava e non hai voluto fare l’istologico” le suggerisce. E poi le chiede: “I tuoi lo sanno che l’ho tolto? In ogni caso non sei tenuta a dire chi te lo ha tolto se non vuoi”. Infatti Roberta non lo dirà ai medici chi le ha tolto il neo: saranno i famigliari a scoprire tramite un’amica di famiglia che le era stato tolto al centro Anidra.
Neanche in punto di morte Bobby si è quindi accorta di cosa Bendinelli e Oneda le avessero fatto. Secondo l’accusa sostenuta dal sostenuto procuratore Gabriella Dotto se fosse stata operata in modo regolare allargando il neo e cercando i linfonodi sentinella, facendo l’esame istologico del neo asportato e facendola curare con le terapie prescritte in caso di melanoma Roberta Repetto non sarebbe morta.
Invece i linfonodi ingrossati in diverse parti del corpo che la portano ad avere dolori lancinanti all’inguine, alla schiena, a una gamba e a un piede, fino alle emorragie interne, vengono trattate dal medico e dal santone con impacchi caldo-umidi, tisane zuccherate, meditazione. C’è quindi un nesso causale e diretto tra l’asportazione del neo, la mancanza di cure e la morte di Roberta, come dice chiaramente anche la consulenza tecnica del medico legale Marco Salvi.
Per mesi Bobby scrive a Bendinelli dicendole che i dolori non passano. Comincia a febbraio del 2019, a tre mesi dall’intervento fatto senza anestesia su un tavolo da cucina, a lamentare gonfiori e dolori.
E l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Paola Faggioni riporta una sequenza infinita di mail e messaggi raccolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Genova, in cui Roberta chiede aiuto. Ma lo chiede alle persone sbagliate perché di loro si fida ciecamente. Bendinelli a un certo punto sembra cominciare a stufarsi di quei messaggi: a volte nemmeno risponde o si limita a delle emoticon e poi parla d’altro.
Una volta le risponde “L’inconscio non deve remare contro” alle paure di Roberta per il dolore. Lei che poi si sente in colpa: “Ho bruciori nei punti con i rigonfiamenti, ma ho anche mangiato molto male in questo periodo, sarà quello”.
In un altro messaggio, sempre in quella giornata, Roberta dice a Bendinelli che non riesce più a tenere la testa dritta dai dolori, che è riuscita a non vomitare, ma non ce la più. “Sai tra quanto arrivi?” gli chiede disperata. E lui, lungi dal darle almeno un conforto morale, le dice solo che ha trovato la barca allagata: “E’ un disastro” le scrive.