Cosa cambia

La Regione manda in pensione il Puc, le opposizioni: “Un grande caos, Comuni lasciati soli”

Approvate le modifiche alla legge urbanistica, Scajola: "Programmiamo la Liguria dei prossimi vent'anni"

Genova, panorama dal Monte Fasce

Genova. È stato approvato in Consiglio regionale il pacchetto di modifiche alla legge urbanistica della Liguria che manderà in pensione il vecchio Puc per le grandi città come Genova e lo sostituirà con due nuovi documenti: il piano dei servizi e delle infrastrutture, che avrà una portata sovra-comunale e dovrà essere approvato anche dalla Regione, e il piano urbanistico locale, di competenza esclusiva dei Comuni.

La novità riguarderà Genova, i capoluoghi di provincia e una serie di comuni che la Regione in una fase successiva individuerà con la qualifica di città, che potranno essere conurbazioni costiere, vallate o poli attrattori dell’entroterra. Per tutti gli altri – salvo la possibilità di aderire comunque al nuovo regime – resterà in vigore l’attuale Puc che richiede l’approvazione comunale e regionale.

A fornire ai Comuni tutte le informazioni sull’assetto complessivo dei servizi e delle infrastrutture sarà il piano territoriale regionale (Ptr) il cui iter di approvazione è stato approvato nel febbraio 2020. Sono stati approvati, fra gli altri, due emendamenti presentati da Selena Candia (Lista Sansa) con i quali viene sottolineata la necessità di uno sviluppo e di una mobilità sostenibili. Approvato un emendamento presentato da Davide Natale (Pd) che, anche in considerazione della fase pandemica, chiede di pianificare in modo capillare fra i servizi anche quelli di medicina territoriale.

Critiche tutte le opposizioni. “Questo piano – ha detto nella relazione di minoranza Davide Natale (Pd) – aumenta e rende ancora più difficile il lavoro delle amministrazioni comunali, non tutela i territori, non agevola i cittadini, suscita dubbi di costituzionalità e non crea le condizioni per uno sviluppo armonico. “Non viene risolto lo spopolamento dell’entroterra ma viene trattato in modo superficiale. Si rischia di accelerare il processo che vede i servizi accentrarsi verso Comuni maggiori – ha rilevato Selena Candia della Lista Sansa – ben 126 Comuni liguri, il 54%, non ha ancora il Puc, cioè non ha ancora gli strumenti base che dovrebbero regolamentare l’utilizzo del suolo”

“Questo disegno di legge appare come un ufficio complicazioni affari semplici”, ha aggiunto Luca Garibaldi, consigliere del Pd. “Questa legge – ha detto il consigliere Ferruccio Sansa dell’omonima lista – decide anche dell’ambiente della Liguria, del futuro della regione e della sua identità e contiene, in realtà, un grande caos perché non rende chiara e non semplifica la disciplina”. Per Paolo Ugolini, consigliere del M5s, “Il disegno di legge portato oggi in Consiglio regionale è esattamente ciò di cui la nostra Regione non ha bisogno: anziché semplificare, complica; anziché sostenere i Comuni, li lascia soli; anziché snellire gli iter, crea incertezza procedurale; anziché tutelare il paesaggio, lo mortifica”.

“La giunta si confronta con tutti, penso non ci sia un sindaco che possa dire che non c’è stato confronto o un sostegno da parte della Regione – ha replicato l’assessore all’Urbanistica Marco Scajola -. Noi aiutiamo tutti i Comuni – ha proseguito – e questo progetto dà autonomia, libertà e anche responsabilità ai Comuni, una responsabilità importante di pianificazione. Abbiamo portato avanti la semplificazione dei piani urbanistici per dare una mano ai piccoli Comuni e i risultati li abbiamo avuti negli ultimi 5 anni. Liberare l’entroterra vuol dire fare atti concreti e con coraggio per permettere di avere nuove attività produttive, oltre a quelle già presenti, per dare lavoro aiutando anche le imprese del comparto agricolo, dotando l’entroterra delle necessarie infrastrutture”.

Sono modifiche attese da anni, poste da oggi alla base di una nuova visione di pianificazione urbanistica che disegnerà la Liguria dei prossimi vent’anni. La riforma – conclude Scajola – consentirà ai comuni qualificati come città o come poli attrattori dell’entroterra di gestire in autonomia le iniziative urbanistiche dei privati e lasciare alla Regione il ruolo di supervisore per lo sviluppo e la collocazione di servizi e infrastrutture in modo armonico su tutto il territorio, ponderandole sul reale bacino di utenza. Questa suddivisione apporterà, quindi, un’ulteriore semplificazione amministrativa, altro elemento su cui abbiamo lavorato molto nel precedente mandato e su cui intendiamo proseguire per disegnare la Liguria del futuro, la Liguria che vogliamo per i nostri figli”.

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