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‘Io sono Alice’, in arrivo la seconda stagione del podcast che racconta la violenza di genere

Il progetto è finanziato da Regione Liguria, in collaborazione con il Centro Antiviolenza Mascherona e con URKA, associazione culturale dedita allo sviluppo di iniziative pubblicitarie, di formazione creativa e di comunicazione per enti della città

podcast io sono alice

Genova. Nuovo anno, nuova stagione del podcast “Io sono Alice” con tante novità. A partire dal 29 marzo fino a novembre 2021 andranno in onda 15 nuove storie di violenza, tutte realmente accadute a donne della città di Genova, tutte anonime. L’obiettivo del progetto è sempre lo stesso: abbattere il muro dell’indifferenza sulla violenza di genere, un argomento, come recita uno degli slogan dell’iniziativa, “di cui si parla tanto ma che nessuno ascolta”.

Il Centro Antiviolenza Mascherona, insieme alle ideatrici del progetto Noemi Cenero, Ilaria Gherardi, Elena Ferrando e Caterina Valletta, con la collaborazione di Claudia Calabresi e dell’associazione culturale URKA, il Ce.Sto e Waves Music Center si uniscono ancora una volta per affrontare una realtà sistemica e sempre attuale. Alcune settimane fa Genova è stata teatro di un femminicidio, fatto gravissimo e uno dei più recenti tra i numerosi eventi di violenza consumati in città. Osserviamo di nuovo le genovesi racchiuse in un abbraccio e in una lotta verso questo fenomeno sconvolgente che avanza, anziché diminuire.

La seconda stagione di Io Sono Alice è finanziata da un progetto di Regione Liguria, seguito dal Centro Antiviolenza Mascherona e Laura Bonelli, vice-presidente in carica di URKA, associazione culturale dedita allo sviluppo di iniziative pubblicitarie, di formazione creativa e di comunicazione per enti della città. “Le storie che raccogliamo nascono in un laboratorio che seguiamo direttamente con alcune ragazze che hanno accettato di condividere il loro vissuto” spiega Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona. “L’espressione degli episodi di violenza in forma narrativa è un passaggio delicato e di grande valore nel percorso di fuoriuscita dalla violenza. Con il consenso esplicito delle dirette interessate, passiamo poi le storie al team del podcast, affinché vengano sceneggiate, recitate e registrate in studio per la fruizione del pubblico”.

E le novità? Carla Signoris, voce di Alice nella prima stagione, nel 2021 lascerà spazio a 15 attrici emergenti e professioniste della città di età comprese tra i 20 e i 33 anni. Come nel 2020, torneranno gli approfondimenti e le interviste alle operatrici del Centro Antiviolenza Mascherona: avvocate, psicologhe, operatrici di case protette e altre figure di rilievo aiuteranno a comprendere con parole semplici fenomeni complessi sulla violenza di genere, fornendo spunti e consigli pratici, da come si sporge denuncia a come si possa intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza.

Al fine di avvicinarsi alle fasce di pubblico under 30, nel bacino del progetto di Io Sono Alice sono in fase di realizzazione diverse iniziative: dal coinvolgimento di poetry slammer genovesi alla realizzazione di un progetto musicale, all’utilizzo di social media quali Tellonym e Tik Tok, oltre al già ampiamente utilizzato Instagram. Inoltre, è intenzione del Centro e delle ideatrici aprirsi sempre più alla comunità LGBTQIA+, anch’essa da sempre nel mirino della violenza di genere.

La regia e il montaggio di Io Sono Alice, come nella prima stagione, saranno curati dallo studio di registrazione Waves Music Center (www.wavesmusic.it). Il podcast è fruibile gratuitamente su tutte le principali piattaforme audio quali Spreaker, Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts. Il trailer della seconda stagione è andato in onda in occasione dell’8 marzo 2021, nella Giornata Internazionale della Donna. La prima puntata il 29 marzo 2021.

“Agli occhi di una città e di un Paese ferito dalla pandemia, il progetto si fa carico di una grande responsabilità” conclude Manuela Caccioni, “quella di salvaguardare la salute fisica e mentale di tutte coloro che hanno dovuto affacciarsi alla violenza, di tutte le donne che la vivono in maniera aggravata dal lockdown e di chi potrebbe un giorno doverci fare i conti”.

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