Genova. I pipistrelli della Val D’Aveto potrebbero di fatto diventare un ostacolo insormontabile per i progetti di apertura e riaperture delle miniere dell’entroterra di Tigullio e Spezzino: la specie, sottoposta a forte tutela da parte di convenzioni internazionali sottoscritte anche dal nostro paese, ha in quei luoghi uno dei principali habitat della penisola, e ogni attività industriale, anche collaterale, potrebbe mettere a serio rischio la sopravvivenza delle popolazioni autoctone.
A sottolineare questa situazione il Parco dell’Aveto, che in un lungo documento di analisi del progetto presentato dalla Società Energia Minerals per lo studio e la ricerca degli elementi minerari presenti nell’area del Monte Bianco, pone di fatto il suo veto per l’autorizzazione alle operazioni di ricerca all’interno degli ambiti territoriali di competenza. Secondo l’analisi dell’ente, infatti, l’area proposta per i sondaggi, oltre a comprendere parte del Parco e ben tre zone speciali di conservazione previste e tutelate dalla Rete Natura 2000, interesserebbe zone considerate “corridoi faunistici” e aree buffering per la conservazione e la sopravvivenza di flora e fauna.
E tra quella fauna particolarmente variegata che abita le valli Graveglia, Petronio, Gromolo e Vara, rientrano anche i Chirotteri, nome scientifico di quelli che comunemente chiamiamo pipistrelli. Questi delicati mammiferi, la cui importanza a livello naturistico risiede nel loro capacità di tenere sotto controllo insetti e di favorire l’impollinazione delle piante, hanno trovato un habitat particolarmente favorevole proprio nelle cavità della terra, naturali o artificiali che siano, popolando grotte cave e miniere abbandonate. Ma la loro esistenza dipende da molti fattori ambientali totalmente incompatibili con la presenza di impianti industriali: luci, rumori, campi elettromagnetici, traffico e presenza di inquinanti chimici.
Sono tante le leggi che tutelano questi animali, appartenenti alla fauna particolamente protetta: la Legge 11 febbraio 1992, n°157, la Convenzione di Berna del 1979, dove i chirotteri compaiono nella lista delle specie “minacciate d’estinzione e vulnerabili”, la Convenzione di Bonn, che tutela la fauna selvatica migratoria, Il Bat Agreement del 2005 che definisce i pipistrelli “seriamente minacciati dal degrado degli habitat, dal disturbo dei siti di rifugio e da determinati pesticidi”.
Ed è proprio sul disturbo dei siti di rifugio e sulla conservazione degli habitat circostante alle già tutelate che il Parco dell’Aveto incentra la motivazioni del suo diniego al rilascio delle autorizzazioni previste dalla ricerca di minerali, che stando al progetto prevede anche voli a bassa quota di elicotteri, utilizzo di droni, prelievi e forse anche qualche piccolo scavo. Insomma tutte attività che sono in contrasto con quella “miniera” di biodiversità che già abbiamo a disposizione. Senza scavare.
Foto: le colonie di pipistrelli nelle miniere abbandonate della Val d’Aveto – foto di Claudio Pia